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Rosario Pesce
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È evidente che le prossime elezioni regionali siciliane siano un test di interesse nazionale, vista l’importanza politica della regione e visto il numero di elettori, che si recano alle urne.
D’altronde, le alleanze non sono state decise a livello locale, ma a Roma si è svolta, per tutti gli schieramenti, la vera partita per l’allestimento delle coalizioni e per l’individuazione dei migliori candidati possibili.
Gli schieramenti in campo, non a caso, riproducono le tre grandi coalizioni, che nel prossimo mese di marzo si contenderanno il Governo nazionale.
Da una parte, i Grillini, nella loro beata solitudine, conducono una battaglia ben consci che, nell’isola, essi sono la prima forza politica da tempo, per cui, se il dato si dovesse trasferire sul livello regionale, saranno loro a governare la Sicilia nel prossimo quinquennio.
Poi, la Destra, egemonizzata da Salvini e dalla Meloni, che hanno imposto a Berlusconi la candidatura di Musumeci, che inizialmente non era gradito a Forza Italia, a dimostrazione del fatto che, ormai, nel Centro-Destra le forze anti-europeiste e populiste sono preponderanti rispetto a quelle moderate del Cavaliere.
All’interno del Centro-Sinistra, invece, si è sviluppata la partita più interessante e quella che avrà la maggiore eco sul piano nazionale, comunque andranno le elezioni.
Infatti, si è consolidato, nel corso dei mesi, l’asse Renzi-Alfano, che ha indotto il Presidente uscente, Crocetta, a non candidarsi per il secondo mandato, in cambio di una promessa di candidatura per le prossime elezioni politiche, quando nel PD egli animerà una vera e propria corrente, che farà capo direttamente a lui, forse finanche con aspirazioni di dicastero romano.
Il suo passo indietro ha consentito, quindi, l’individuazione di un nuovissimo candidato, il rettore dell’Università di Palermo, il prof. Fabrizio Micari, che sarà accompagnato nel tour elettorale da La Via, il suo vice, di evidente nomina alfaniana.
È ovvio che un simile rimescolamento di carte rappresenta una scommessa essenziale per il futuro di Renzi: se a novembre, infatti, dovesse perdere dopo aver scomposto il Centro-Sinistra ed aver indotto un Governatore uscente a farsi da parte, crediamo - per davvero - che il Segretario Nazionale rischierebbe di essere defenestrato da chi lo segue, con non poche difficoltà, nelle sue acrobazie elettorali.
Peraltro, l’asse con Alfano ha indotto MDP ad uscire da ogni prospettiva di alleanza, per cui, come è ormai acclarato, correrà da solo, certo di non eleggere il nuovo Governatore siciliano, ma altrettanto sicuro di essere determinante per la sconfitta - eventuale - del candidato renziano.
Conveniva, quindi, a Renzi mettere in dubbio equilibri consolidati, per rafforzare il suo asse con Alfano, che si presenta all’appuntamento privo di molti consiglieri regionali uscenti, che hanno preferito non seguirlo?
La politica è “sangue e m…”, come diceva un Ministro della Prima Repubblica; per cui, ogni azione è invero legittima, ma poi l’onere della sconfitta ed il piacere della vittoria determineranno il futuro di chi ha, ancora, i numeri e le idee per essere, seriamente, competitivo.
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