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Rosario Pesce
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È evidente che il PD e la Sinistra devono stipulare un accordo politico, se non vogliono concedere il Paese alla demagogia di Salvini o di Grillo.
Non conosciamo il peso elettorale della formazione di Bersani, D’Alema e Pisapia, ma è ovvio che non si può immaginare che il PD ne faccia a meno.
Per tal via, è necessario un’inversione di rotta rispetto all’ultimo anno.
In primis, bisognerebbe mettere mano alla legge elettorale, reintroducendo il premio di maggioranza in favore delle coalizioni e non dei partiti, a meno che non si voglia, per davvero, concedere l’Italia all’onda populistica in favore dei Cinque Stelle.
Ovviamente, un tale percorso deve essere accompagnato da un dialogo proficuo in Parlamento fra le due formazioni, che non appare possibile, almeno, fino a quando il Segretario del PD sarà Renzi.
Ma, si può sfiduciarlo, per riaprire a Bersani ed alle truppe di Pisapia?
È evidente che, all’interno del PD, si stia agitando un conflitto, di cui i giornali, solo in parte, stanno restituendo l’immagine più nitida e fedele.
Nel Partito Democratico, è sempre più ampio il fronte ulivista, cioè va sempre più affermandosi l’idea della necessità di un accordo elettorale fra lo stesso PD e la Sinistra socialista ed ex-DS, allo scopo di ricreare un’area che possa, in qualche modo, ricordare quella che, nel 1996, tolse l’Italia dalle mani di Berlusconi e destò la nascita di speranze e di sogni importanti.
Non è un caso, se è tornato in auge Prodi, che di quella stagione fu il principale protagonista, visto che l’Ulivo nacque (e, purtroppo, morì) con la sua esperienza di Governo.
È ovvio che, a distanza di venti anni, non può essere sempre Prodi a guidare un tale processo politico, per cui bisogna individuare una personalità che sconfigga Renzi e che si faccia araldo di un cambiamento profondo dell’attuale sistema di alleanze.
Chi può svolgere tale ruolo?
Franceschini? Letta? Martina?
Certo è che, incamminandosi per il sentiero segnato da Renzi, il PD è destinato a scomparire dalla società italiana, per cui, essendo le elezioni politiche ormai prossime, è opportuno che l’inversione di rotta avvenga quanto prima.
Già a settembre, alla ripresa autunnale, il cambio di strategia dovrà essere approntato, se non si intende rimanere indietro.
Ma, Renzi capirà che è venuto il momento che desista dai suoi intendimenti scellerati e che apra il partito ad un nuovo sistema di alleanze?
D’altronde, è in gioco la sua stessa Segreteria, oltre che la candidatura a Palazzo Chigi.
In politica, forse, dovrebbe ricordare che l’arroganza e la tracotanza non hanno mai premiato nessuno.
Sarà, finalmente, saggio ed avveduto?
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