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Mafalda Bruno
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Lo avevamo già visto e documentato. Nel 2009 quando L'Aquila venne quasi rasa al suolo e avevamo provato a rialzarci. Poi in agosto e ottobre 2016 altre due mazzate sempre per il sisma che tornava a scuotere e sventrare il centro Italia. E ora, gennaio 2017, questa miscela micidiale (neve straordinariamente copiosa PIU' quattro scosse di terremoto) che ci rimette sul piatto tutta la fragilità, l'impotenza totale e la pochezza tecnica di cui disponiamo per far fronte a queste emergenze straordinarie.
Come al solito, abbiamo visto due Italie: quella dei volontari che ci hanno commosso fino alle lacrime per il loro lavoro instancabile che ancora prosegue a ritmi frenetici, e quella degli addetti ai lavori: lavoro che dovrebbe consistere nell'assicurare mezzi e risorse umane per far fronte a queste situazioni estreme.
Sono mancate le turbine antineve, è mancata la benzina agli spazzaneve e agli elicotteri; per giorni e giorni migliaia di persone hanno visto e vissuto la disperazione in faccia, senza luce, senza riscaldamento, niente linee telefoniche... e molti sono ancora in queste condizioni; le tante case e chiese che, quasi per scommessa, ancora stavano su, hanno avuto la botta di grazia, come il campanile della Chiesa di S. Agostino ad Amatrice: crollato, sbriciolato. Terremoto e neve battono ricostruzione mille a zero.
E come al solito riprende il parlottìo sull'efficienza o meno della Protezione Civile, sulle Province, sugli accorpamenti della Guardia Forestale. Parlottii inutili, bla bla vuoti, distanti anni luce dalle necessità impellenti e gravi delle persone in difficoltà. Quanto è rimasto lontano tutto il bailamme politico in questa settimana? Le schermaglie tra partiti? Quanto ha interessato l'Italia centrale l'elezione di Trump? Zero spaccato, ci si può mettere la mano sul fuoco. Quando c'è pericolo di sopravvivenza per migliaia e migliaia di italiani, segui con angoscia le dirette da quelle zone e non l'inviata negli USA o le baggianate, quasi sempre di matrice sciacallesca, del politico di turno che proclama soluzioni miracolose al dramma in corso. Parentesi: ma perchè urlano tanto tutte le giornaliste collegate dagli USA? Mi fa pensare ai Miei quando mi chiamavano urlando, per paura che non sentissi, appena messo il telefono a casa ... ma erano altri tempi!!! Bah… chiusa parentesi.
Si stava tentando di mettere in sicurezza i centri devastati, tra mille peripezie burocratiche e lungaggini legislative. Lento, lentissimo, il processo di ricostruzione era comunque in marcia. Ora, disgelo e scosse sismiche permettendo, si deve ricominciare tutto da capo: ri-censire gli immobili già plurilesionati, ri-classificare i vari gradi di gravità dei danni, ri-mettere al lavoro le imprese perchè ri-comincino a ri-costruire. Il tutto con una spada di damocle perenne e drammatica rappresentata dal pericolo di nuove scosse: scosse che, per inciso, nella zona aquilana e reatina non si sono MAI interrotte.<
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