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Mafalda Bruno
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In un passato neanche tanto lontano, quando il candidato alle presidenziali americane era Ronald Reagan, i suoi detrattori liquidarono la sua candidatura, bocciandola con un "è solo un attore da quattro soldi, ed è pure anzianotto". E Reagan vinse.
Ora, in questo 2016, a contrastare Hillary Clinton c'è Donald Trump. Che non è un attore, ma come età è decisamente vicino a quella dell'allora Reagan. I commenti contro di lui si sprecano: xenofobo, sessista, approssimativo, aggressivo, rozzo, strafottente, misogino, pieno di soldi ma ignorante come una capra (cit. Sgarbi) e, cosa ancora più grottesca, non fa nulla per nascondere tutti questi lati poco edificanti del suo modo di essere, anzi pare quasi si diverta a strombazzarli ai quattro venti.
Già da mesi, su twitter fa bella mostra di sé una nuova pagina: "Italians for Trump" che conta migliaia di followers: il che tradotto significa che molti nostri connazionali, residenti negli Stati Uniti, voteranno Trump.
Ma dove risiede il successo di questo signore dal comportamento discusso e discutibile?
Potremmo cominciare da varie cose, ma la prima che salta all'occhio è che Trump è, appunto, spontaneo, "nature". Non sta ricoprendo un ruolo per farsi votare, non sta recitando, non sta nascondendo i suoi difetti per raccogliere consensi. E' quello che è, e lo dimostra in ogni dibattito televisivo. Spara balle, e le spara urbi et orbi, non si fa condizionare dal politically correct che un candidato alle presidenziali dovrebbe quantomeno provare ad usare. In quale paese del mondo, un candidato che si rispetti, non prova a blandire i suoi elettori con una immagine rispettabile e carismatica che mandi il messaggio "votate me perché sono l'unico che può risolvere i vostri problemi?"
Ecco, lui, Trump, non ci pensa neanche a vestire panni che non siano i suoi, quindi è spontaneo, dice le cose come gli vengono in mente, non le costruisce ad hoc. E questo piace ad una grossa fetta di americani (italiani compresi, o forse italiani in primis).
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