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Mafalda Bruno
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Quando si riascolta qualche brano di musica anni sessanta, in molti di quella generazione veniamo presi da veri e propri impeti di nostalgia e tenerezza per i periodi sereni della nostra infanzia o giovinezza.
Ogni singolo brano era, come dire, musicalmente "corposo", pregno di effetti, suoni, strumenti utilizzati, perlomeno quelli che a quel tempo erano sul mercato: allora avere una pianola in un complessino, significava essere sulla cresta dell'onda beat. Il massimo. Oh ye!
Certamente, gli eccellenti autori dei testi e delle musiche, sapevano come concentrare magistralmente ogni accordo, ogni sinfonia, ogni attacco, in un disco di pochi minuti che però ascoltavamo e riascoltavamo fino allo sfinimento....
E abbiamo di che vantarci della musica dei nostri anni. Sul panorama musicale uscirono fuori dei miti che, ancor oggi, sono immortali. Nacquero i Beatles e i Rolling Stones, giunsero alla ribalta personaggi come Dylan, Baez ed Elvis Presley. Per questo, quando parlo con amici giovani, dico spesso con orgoglio "voi vivete di rendita miei cari, sulla nostra musica". Molti dei cantanti di oggi vivono una stagione di successo, poi beato chi se li ricorda!
Tranne le eccezioni che, negli anni, hanno confermano la regola: Vasco, Zero, Ligabue, Zucchero, Guccini, Bertoli, Paoli ecc. ; mi scusino gli amanti di altri cantanti che ora non mi vengono in mente.... Non sono un critico musicale e ho un'età, chiedo venia.
Le nostre canzoni quindi: Mina, Battisti, Dalla, Morandi, Ranieri, Celentano, Caterina Caselli ma anche i Nomadi, i Giganti, i Dik Dik, i Pooh, i Ricchi & Poveri, De Andrè, De Gregori e scusate (di nuovo) se dimentico qualcuno. Tutti questi artisti sapevano interpretare canzoni che ci parlavano, sembravano scritte per noi, allegre se in quel momento eravamo innamorati, e tristi se era finito un amore. Insomma, a seconda: o lacrime a fontanella o sorrisi da ebeti...
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