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Mafalda Bruno
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Un gran bel rompicapo quello del voto sul referendum che ci aspetta in autunno, un vero arzigogolìo per i tanti italiani che non hanno ancora preso una decisione, anche in ragione, presumibilmente, della complessità del quesito referendario, diciamolo, non proprio chiarissimo e quindi facile da capire.
La battaglia tra il Sì e il No è senza esclusione di colpi, e vede impegnati, in singolar tenzone, non solo tutto l'arco costituzionale ma anche politologi, costituzionalisti, esperti di diritto, sociologi, docenti di vari ruoli, insomma un vero agglomerato di fini pensatori (e dicitori).
Proviamo quindi a spiegare quali sono le motivazioni del Sì e quelle del No. Non senza prima sottolineare tuttavia, che essendo FT News una testata di LIBERA informazione, non verrà data alcuna indicazione su cosa o per chi votare, rispettando sempre, come la nostra linea editoriale insegna, la scelta personale in primis dei nostri lettori e, a seguire, quella di tutti i cittadini che si recheranno alle urne.
Votare SI? Ecco i perchè:
- niente più bicameralismo: le leggi non saranno più sottoposte al ping pong da Senato a Camera, con tutte le lentezze e i ritardi inenarrabili che ne conseguono;
- diminuirà il numero dei parlamentari e sarà soppresso il Cnel (Consiglio Nazionale per l'Economia e il Lavoro) con un risultato positivo sul fronte di risparmio e di spending review;
- Titolo V^ e competenze Stato-Regioni: con la riforma, una serie di materie tornano in mano allo Stato, tra queste: ambiente, gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni;
- l’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario permetterebbero di incrementare la democrazia diretta;
- il Senato farà da "cuscinetto arbitrale" tra governo centrale e poteri locali, con una ragguardevole diminuzione nei contenziosi tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.
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