|
|
Mafalda Bruno
|
|
Siamo in molti a ricordare che, negli anni ’60, quando a scuola la maestra ci puniva con uno scappellotto, sempre ben assestato dannazione, a casa non solo non ci consolava o ci difendeva nessuno, ma ci aspettava pure “il resto”.
Molti di noi sono cresciuti così. Veniamo da un’epoca in cui lo schiaffo era considerato terapeutico. E probabilmente per quell’epoca lo era, quella era la formazione sociale, il pensiero di fondo, e le eventuali eccezioni di giudizio o di comportamento, erano invero molto rare.
Negli anni però ci siamo “evoluti” positivamente. Ora l’idea di fondo è che lo schiaffo non funziona, guai a punire un figlio corporalmente, si scatenano operatori sociali, onlus, telefoni azzurri, rosa, celesti e di ogni colore possibile. Ma è altrettanto ovvio che a volte dipende dalle situazioni di ogni singola famiglia, dalle circostanze, dalla formazione di ognun genitore, dal fatto che in alcuni casi il figlio/la figlia , in segno di sfida, ti tira lo scappellotto fuori dalle tasche, e la stanchezza del momento, l’esasperazione, non ti consente di stare lì ad argomentare sui princìpi base e le linee guida della pedagogìa infantile. E quindi, pur essendo di indole anti violenta …. sciaf! E quando ti penti ormai è tardi, lo schiaffo è arrivato già a destinazione.
Ma l’evoluzione a volte raggiunge picchi fin troppo eccessivi. Quante Mamme davanti a degli educatori scolastici severi, si precipitano a scuola sbraitando contro gli insegnanti davanti ai loro bambini? Questa è educazione per i nostri piccoli futuri uomini? Ci pare proprio di no. Anzi, non solo non ci pare, è proprio no.
Ma ora si sta raggiungendo un picco inaccettabile. I casi di violenza negli asili nido non possono passare sotto gamba. Così come nelle case di cura per anziani o per disabili.
|
|