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Costituzione Italiana - Art. 11: L'Italia ripudia la guerra

sabato, 05 marzo 2016 21:41

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Mafalda Bruno
Suonano belle e quasi "affettuose" queste parole scritte dai nostri Padri Costituenti per avvertirci di stare attenti ai pericoli passati e futuri. Simili al monito con cui i genitori sono soliti raccomandare i figli di tenersi alla larga da situazioni di pericolo.
Mai come oggi (o forse sì in passato, ma non con questa gravità attuale dovuta all'Isis) tali parole si rivelano attuali. Siamo in pieno fermento di dibattiti e timori: si va in Libia o non si va? Se si va cosa andiamo a fare esattamente? E sopratutto, siamo preparati al "prima, durante e dopo"?
Certo è che appare quantomeno singolare il caldo invito - forse chiamarla pressione è più corretto- degli Usa all'Italia perchè guidi una coalizione che suona tipo: "vai avanti tu che a me viene da ridere". Coalizione composta da 19 paesi disponibili da subito a farne parte per riportare ordine in Libia e annientare il Califfato.
Al momento il nostro Governo non sembra affatto disponibile ad assecondare i desiderata statunitensi, sapendo bene i rischi che il nostro Paese correrebbe aderendo a guidare una simile impresa. E benchè al momento risultiamo pressati e quasi accerchiati dai paesi disponibili ad un intervento immediato, finora le parole che sono uscite da Palazzo Chigi sono state "no ad iniziative estemporanee, no ad improvvide ed irresponsabili accelerazioni; grande cautela, l'unica vera priorità è quella diplomatica per costruire un nuovo governo libico: solo dopo l'Italia si assumerà le sue responsabilità".
Del resto la prudenza del nostro Premier, o forse il giustificato timore di prendere decisioni affrettate, stanno trovando pieno consenso da tutte le componenti politiche, anche se i motivi spaziano dalla prudente ragionevolezza al "ci ritroveremmo un flusso sempre maggiore di immigrati" l'unica cosa che sembra preoccupare Bobo Maroni.
Mentre Bersani, Berlusconi, il Procuratore Antimafia Roberti, Prodi, Boldrini e naturalmente Alfano, sono tutti concordi che un intervento ora farebbe aumentare il rischio di ritorsioni ed attentati da parte dell'Isis molto più grande di quello che già che stiamo correndo ora.
La precedente esperienza di intervento in Libia del resto dovrebbe averci insegnato qualcosa: l'uccisione di Gheddafi e nel 2011 con l'intervento armato di francesi, inglesi e USA, non ha affatto pacificato quel Paese, che sicuramente si è liberato di un dittatore, ma non ha avuto un sostegno adeguato quando "dopo" si sarebbe dovuta instaurare una normalità civile.
E' lapalissiano che il Governo pagherà pegno qualsivoglia decisione prenda: si va in Libia, non si va in Libia, si va ma non del tutto. Non ci resta quindi che sperare in un atteggiamento delle nostre istituzioni che sia maturo e responsabile, scevro dalle influenze che stanno cercando di accerchiare l'Italia mettendola giocoforza in trincea a prescindere dalle conseguenze.
Libia è uguale a caos totale, e in quello andremmo a cacciarci con le conseguenze che si possono immaginare. Se si vuole mandare l'Italia in avanscoperta facendoci credere che ci stanno dando un' aurea di prestigio, che siamo dei gran fighi, l'unica alternativa è sperare che chi ci governa non cada in trappole solo apparentemente lusinghiere, perchè di fatto sarebbero mortali.
Ne più ne meno.
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