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Unioni civili, mondo gay e Papa Francesco

martedì, 26 gennaio 2016 21:19

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Mafalda Bruno
E' l'argomento del giorno. Partiamo da un banale dato di fatto: si può fare qualcosa contro un figlio che, maggiorenne, decide di non seguire il percorso di vita che i genitori avevano pensato per lui? No, è maggiorenne e quindi, anche se dispiace, lo si deve lasciare libero di scegliere e finanche di sbagliare.
Che c'azzecca, viene da chiedersi con un inciso alla Di Pietro, con il dibattito sulle unioni civili? Ci azzecca eccome. Da una parte il Governo che decreta questa legge è irrinviabile dall'altra il Papa in persona che ribadisce che non va fatta confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altri tipo di unione. Chi ha ragione? Entrambi. Ognuno sta agendo nella funzione che compete loro. E non è, questo, un non voler prendere posizione o nascondere la testa sotto la sabbia, è semplicemente constatare i fatti.
Fa bene il Governo a battere il chiodo sui diritti civili, di tutti. Era ora vivaddìo, se confrontiamo lo stato dell'Italia con quello di altri paesi europei su questo argomento. (Parentesi: chi vuole vedere dietro a tutto questo una ricerca di consensi elettorali si accomodi. La strategia è vecchia come il cucco e se la si riapplica vuol dire che funziona. Vuol dire che agli italiani sta bene, se ne facessero una ragione. Chiusa parentesi).
Ma ha ragione anche il Papa a ribadire i concetti che per la Chiesa sono irrinunciabili. Già è una grossa concessione di misericordia quando aggiunge che "però la Chiesa deve amare anche chi vive in stato oggettivo di errore". Tradotto: io non approvo, non posso approvare la tua scelta, (e qui il richiamo iniziale scritto sulle scelte di vita di un figlio) ma quand'anche percorressi questa strada che io ritengo inadatta, nella Chiesa non troverai mai porte chiuse. Difficile credere che si sarebbe mai arrivati ad una simile apertura di amorevole comprensione e benevolenza da parte di Pontefici del passato.<
Per contro, negare dei diritti a voler vivere l'unione tra due persone dello stesso sesso o l'adozione del figlio di uno dei due, non sta né in cielo né in terra. Detto questo speriamo che si evitino, in questa diatriba, estremismi facinorosi che mai hanno fatto bene e ne faranno mai alla società civile o religiosa che sia.
Che nessun anatema venga lanciato verso chi manifesterà a favore delle unioni civili così come speriamo non ve ne siano verso chi segue l'indicazione della Chiesa. Se non lo fa il Pontefice, se ne stiano buone le varie associazioni che, troppo spesso, sollevano gli scudi verso chi non la pensa come loro, sbraitando rabbiosamente verso tutto e tutti, manco fossero gli unici depositari del Verbo divino.
Se ne stia buono il mondo omosessuale, e, salvo il diritto di manifestare, non si lanci in esternazioni provocatorie o eccessive. Non ce n'è bisogno: nessuno negherà mai il loro sacrosanto diritto a chiedere, ed ottenere, di essere riconosciuti come le altre coppie, con eguali diritti e prerogative.
Non a caso le parole che più ci piacciono in tutta questa questione, pronunciate da pressoché tutto l'arco costituzionale, sono libertà di coscienza.
Insomma, comunque la si pensi, "State buoni se potete" (S. Filippo Neri).
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