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Mafalda Bruno
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Checché se ne pensi, una cosa e certa: non si può scindere la storia d’Italia dalla persona di Licio Gelli, scomparso due giorni or sono nella sua Villa Wanda, sulle colline di Arezzo.
Dietro ogni vicenda, ogni pagina oscura che ha riguardato il nostro paese, immancabile spuntava il suo nome. Come un regista occulto, Licio Gelli risulta coinvolto, direttamente o indirettamente, in tutti i maggiori scandali degli ultimi trent'anni della storia italiana: tentato golpe Borghese, strategia della tensione, crack Sindona, caso Calvi, caso Moro, dall’Italicus a Gladio e persino un colpo di stato, mai riuscitogli; dietro tutto c’era sempre lui, uno degli ultimi sopravvissuti di quella generazione che ha gestito, palesemente o in maniera occulta, l’Italia dei buchi neri, dei misteri, delle stragi, delle storie sulle quali non si è mai appurata la verità.
Nato a Pistoia nel 1919, a soli 18 anni Gelli aveva combattuto in Spagna schierato dalla parte del generale nazionalista Francisco Franco, poi aveva aderito al partito fascista, rimanendovi convinto adepto, fino alla Repubblica di Salò. Con una scalata sorprendente, e ancora oggi piena di punti oscuri, si era intrufolato nelle trame di gestione del potere del nostro paese e nella massoneria, in seno alla quale aveva fondato la ben nota Loggia P2.
Collezionò una nutrita serie di condanne con sentenza definitiva: una tra tutte, la calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo, che gli imputava il reato di aver depistato le indagini sulla strage di Bologna.
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