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Edvard Munch, “L’Urlo” (1885)
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Mafalda Bruno
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Sarebbe interessante sapere se capita a pochi, o è una sensazione diffusa, il disagio causato da certe pubblicità mandate in onda ripetutamente: macchine di lusso, cibi raffinati, abbigliamento, profumi e creme dal nome e dal costo sublimi. Ovvio che per quella fetta consistente d'Italia che non sta risentendo dell'attuale crisi, niente di nuovo sotto il sole, per loro lo show è lo stesso, ma per la stragrande maggioranza degli italiani costretti a ridurre all'osso i loro bisogni, facendo salti mortali per risparmiare e riciclare, i dati economici lo confermano, cosa significano quelle macchine, quelle scarpe chic, quei profumi e balocchi? Niente altro che preoccupazione, depressione e, per i più ottimisti, il sogno che prima o poi si possa tornare a spendere senza troppi crucci. Sperare, almeno, non costa nulla.
ll quadro desolante cui si assiste dovunque si guardi, è la totale sordità sociale. La parte godereccia del paese non ascolta quella bisognosa, le istituzioni litigano tra loro, Regioni contro Governo, Provincie e Comuni l'un contro l'altro armati, sindacati che sbraitano pur di certificare la loro esistenza in vita, il globo europeo arrabbiato con la Frau Mrekel (preferiamo la poltrona) Santoro - udite udite! - che è arrivato a litigare, per finta naturalmente, con il signor so-tutto-io Travaglio e per finire, davvero non c'è più religione? Persino i Vescovi si accapigliano tra di loro. Meno male che Papa Francesco c'è.
E' tutto un litigare, un mandarsi al diavolo, condito da un non ascoltarsi reciproco: ognuno sbraita per conto proprio o della parrocchietta che rappresenta, senza uno sguardo di insieme, una visione che abbracci l'intera società, quella che compra ancora il profumo eau de vattelappesca e quella che, con gli stessi euro, ci fa la spesa per due settimane, con grande giubilo dell'oculata Picierno.
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