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Le indagini della Gendarmeria Vaticana andavano avanti da mesi. Negli ultimi giorni è scoppiata la “sgommata finale” con gli interrogatori e poi gli arresti, suffragati da prove giudicate schiaccianti. La donna è stata scarcerata perché sta collaborando con le autorità e per questo è stata rimessa in libertà. Ma non è detto che i guai per lei siano finiti.
Ma perché tutto questo? In verità che qualcuno stesse cercando di minare l’autorevolezza di Papa Francesco è venuta a molti di noi, già da quando si è diffusa la notizia di un possibile tumore che avrebbe afflitto il Pontefice. Notizia poi smentita totalmente. (Deo gratias!)
La prima e inconfutabile verità risiede nel fatto che questo Papa è al centro di un torbido groviglio nel quale, a volercelo vedere affogare dalla testa ai piedi, è quella parte di finanza vaticana poco propensa ai cambiamenti instaurati dal Pontefice. La sua decisione di abitare in Santa Marta piuttosto che nei lussuosi appartamenti vaticani, il suo dedicarsi ai poveri, agli emarginati, alle periferie disagiate, stanno esasperando quella parte di clero che ha usato la Chiesa e tutto il suo apparato per fini meramente carrieristici, economici e speculativi.
Papa Francesco ha aperto la Chiesa ai poveri, come deve essere, condannando fermamente ogni forma di potere. La sua inversione di tendenza basata su una visione misericordiosa, in netto contrasto con il malaffare speculativo, sta facendo sì che i disegni di annientare il suo pontificato, prevedibilmente, non solo non sono finiti, al contrario: l’impressione è che ci si debba aspettare ancora molto e ancora molto peggio.
Tradimento dunque? Sì. Tradimento della fiducia che il Papa aveva posto nei suoi collaboratori, ma questo sarebbe il minimo, posto che ben più grave è il tradimento verso l’opera riformatrice di Francesco, il cui messaggio, se vogliamo, in sintesi, è davvero di una semplicità disarmante: se la Chiesa non cambia rotta prima dentro le mura vaticane, come può incontrare poi l’umanità e rappresentare la misericordia di Dio? Con che coraggio un prelato servito e riverito, pieno di agi e comodità, può mettere in atto l’insegnamento evangelico :Qualunque cosa avrete fatto ad uno di questi poveri, lo avrete fatto a me?
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