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Mafalda Bruno
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Interno di famiglia. Mattina qualunque. Mamma che si affanna per la colazione di tutti, veste i pargoli, lavaggio denti, zaini, da mangiare e bere per gatto e/o cane.... chiudi il gas, trucco veloce per andare al lavoro, scarpe, borsa, e ops! le chiavi di casa.... in tutto questo marasma qualcuno suona il campanello alla porta e un signore chiede, sorridendo serafico, se vuoi comprare l'aspirapolvere ultimo grido. No grazie buonuomo. Scusi, ma non è proprio il momento. Tante care cose.
Ecco, questo è il quadro che per assonanza si è parato davanti a chi scrive pensando a Landini e alla sua crociata sociale. In un' Italia che fluttua ogni giorno tra scandali e corruzione, che a fatica sta cercando di risalire la china, che, mannaggia, dacci oggi il nostro scandalo quotidiano, la domanda gliela potrebbe fare direttamente Di Pietro: Landini, e tu che ci azzecchi? Ma, a scelta, ci sta bene anche un Landini chi?.
Il dubbio, forse sorto a più di uno, lo ha fatto venire durante le manifestazioni Fiom da lui guidate come un Orlando furioso, prode cavaliere in difesa dei deboli, in prima linea ad urlare (o usare?) la rabbia dei lavoratori. Veniva da chiedersi: ma quali saranno le sue vere intenzioni? Dove vuole andare a parare marciando alla testa di orde di malcontenti e sfiduciati? A proteggere i loro interessi? Uhmmm..... ci si perdoni lo scetticismo.
A pensare male ci si indovina, diceva Andreotti. Ora l'arcano è stato svelato. E anche se sta mascherando questa sua nuova avventura come coalizione sociale, come una voce fuori dal coro e bla bla bla, la realtà è evidente pure a chi non vuole vederla: Landini è entrato in politica. Avanti un altro.
Quello del segretario Fiom, lo sappiamo, non è il primo caso: Cofferati ed Epifani hanno già fatto gli sherpa su questa strada. Ma in un momento in cui sul tema del lavoro si batte e si dibatte, questa apparizione sullo scenario politico corre il rischio di allontanare ancora di più i lavoratori dal sindacato che da sempre si erge a loro santo protettore.
Il motivo è lapalissiano: se la difesa del lavoro e dei lavoratori diventa, per esponenti di spicco del sindacato, un trampolino per ricoprire cariche politiche, ci è permesso chiederci a cosa servono i sindacati?
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