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Ci mancava solo Landini....

giovedì, 19 marzo 2015 07:57

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Mafalda Bruno

Interno di famiglia. Mattina qualunque. Mamma che si affanna per la colazione di tutti, veste i pargoli, lavaggio denti, zaini, da mangiare e bere per gatto e/o cane.... chiudi il gas, trucco veloce per andare al lavoro, scarpe, borsa, e ops! le chiavi di casa.... in tutto questo marasma qualcuno suona il campanello alla porta e un signore chiede, sorridendo serafico, se vuoi comprare l'aspirapolvere ultimo grido.
No grazie buonuomo. Scusi, ma non è proprio il momento. Tante care cose.
Ecco, questo è il quadro che per assonanza si è parato davanti a chi scrive pensando a Landini e alla sua crociata sociale.
In un' Italia che fluttua ogni giorno tra scandali e corruzione, che a fatica sta cercando di risalire la china, che, mannaggia, dacci oggi il nostro scandalo quotidiano, la domanda gliela potrebbe fare direttamente Di Pietro: Landini, e tu che ci azzecchi?
Ma, a scelta, ci sta bene anche un Landini chi?.
Il dubbio, forse sorto a più di uno, lo ha fatto venire durante le manifestazioni Fiom da lui guidate come un Orlando furioso, prode cavaliere in difesa dei deboli, in prima linea ad urlare (o usare?) la rabbia dei lavoratori.
Veniva da chiedersi: ma quali saranno le sue vere intenzioni? Dove vuole andare a parare marciando alla testa di orde di malcontenti e sfiduciati? A proteggere i loro interessi? Uhmmm..... ci si perdoni lo scetticismo.
A pensare male ci si indovina, diceva Andreotti. Ora l'arcano è stato svelato. E anche se sta mascherando questa sua nuova avventura come coalizione sociale, come una voce fuori dal coro e bla bla bla, la realtà è evidente pure a chi non vuole vederla: Landini è entrato in politica. Avanti un altro.
Quello del segretario Fiom, lo sappiamo, non è il primo caso: Cofferati ed Epifani hanno già fatto gli sherpa su questa strada. Ma in un momento in cui sul tema del lavoro si batte e si dibatte, questa apparizione sullo scenario politico corre il rischio di allontanare ancora di più i lavoratori dal sindacato che da sempre si erge a loro santo protettore.
Il motivo è lapalissiano: se la difesa del lavoro e dei lavoratori diventa, per esponenti di spicco del sindacato, un trampolino per ricoprire cariche politiche, ci è permesso chiederci a cosa servono i sindacati?
Possiamo nutrire il lecito dubbio che evidentemente fare politica e fare il sindacalista siano cose tra loro strettamente collegate? E in tutto questo, gli interessi dei lavoratori, quelli reali, dove vanno a finire?
C'è stato di recente un Landini show in una puntata di Piazzapulita. Mal gliene incolse al povero Formigli che ha avuto l'infelice idea di dargli la parola sulla sua nuova coalizione.
Un fiume in piena, una dialettica logorroica, tono di voce alto più del dovuto, difesa accorata della sua scelta e sciorinamento delle motivazioni della stessa. Mancava solo la bava alla bocca.
E non si sta alludendo ai contenuti del suo monologo sproloquiante, quello che colpiva era la veemenza fuori dalle righe con cui enunciava le sue motivazioni, visto che, da che mondo è mondo, non è necessario sbraitare se si è convinti di essere dalla parte della ragione.
Anzi, la pacatezza, unita certamente anche ad una fermezza di base, è proprio l'atteggiamento di chi sa di essere nel giusto, prima di tutti verso sè stesso, il che poi, a seguire, costituisce l'arma vincente per convincere chi ascolta della giustezza delle proprie convinzioni.
Bene, tutto questo Landini ha già dimostrato, ahilui, di non averlo. L'elogio della sua scelta è sembrato più un voler convincere prima sè stesso, poi gli altri.
Lui afferma che la sua scelta è una decisione presa a causa della politica, rea di essere sorda ai temi del lavoro: ma non sta scritto da nessuna parte che per farsi sentire meglio la soluzione sia quella di sostituirsi alla politica, o entrare in competizione con la medesima.
Senza stare a gufare o emulare Cassandre pessimiste, è sensato prevedere che la mossa di Landini gli si ritorcerà contro.
Tempo al tempo, e questo soliloquio stonato farà sentire le sue stecche. Certo è che se ora, in questo momento delicato per l'Italia, se ne fosse stato zitto al suo posto, come si dice a Roma nun avrebbe fatto un sordo dè danno, ma gli effetti di una libera democrazia sono anche questi.
Però, in questo marasma, scusi buonuomo, ma ci manchi veramente?
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