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Mafalda Bruno
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Fu Primo Levi il primo a dire che “senza memoria non c’è futuro”. E se è ben vero che alcuni ricordi del passato, tragedie o lutti, causano sempre dolore nel riportarli alla mente, è altresì vero ed importante che certe cose non si dimentichino, vuoi per il rispetto a chi è perito in quella situazione, vuoi per imparare a prevenire questi eventi infausti affinchè non si ripetano più.
Il libro “Un’immane sventura” ha proprio questo obiettivo: riportare alla memoria cosa accadde nel 1910 quando una terribile alluvione spazzò gran parte della costiera e Cetara fu la zona più colpita perché la furia dell’acqua spazzò via intere famiglie e abitazioni.
Una ricerca accurata degli autori, Leonardo Cascini, Settimio Ferlisi, Giuseppe Di Crescenzo, Matteo Giordano, Giuseppe Liguori e Secondo Squizzato, un lavoro minuzioso e particolareggiato nello scovare notizie, foto e altri documenti di quel terribile periodo, hanno prodotto un libro che non può non essere letto con attenzione se davvero si ama il proprio paese e la sua storia.
La presentazione del volume, corredato di foto e documenti dell’epoca, è avvenuta presso la Sala Benincasa, alla presenza di un ristretto numero di persone a causa delle regole anti assembramento che in questo periodo vengono rigorosamente rispettate. In compenso, tutta la serata è stata trasmessa in diretta Facebook sulla pagina del Comune di Cetara.
Dopo il saluto del Sindaco, Fortunato della Monica, e del Parroco Don Andrea Caputo, si sono susseguiti gli interventi degli autori, collegati via streaming con la Sala.
Particolarmente “sentito” è stato il racconto dell’Architetto Giuseppe Liguori che ha sottolineato come gli sia stato impossibile , ad un certo punto delle sue indagini sull’epoca, scindere una ricerca rigorosa e scientifica, asettica, dei fatti di allora, con una reale commozione seguita al pensiero di tante giovani vite spezzate per sempre.
Secondo Squizzato ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato al volume, il grafico, i tanti ragazzi che si sono prodigati per raccogliere dati, la Protezione Civile che si è messa a disposizione: c’è stata insomma una collaborazione corale, di tutti. Ed ha concluso con un preciso monito: “Non possiamo agevolmente convivere con le nostre bellezze accecanti senza porre la massima attenzione al rischio idrogeologico della nostra fragilissima zona: non possiamo prevedere quando potrà ripresentarsi una precipitazione eccessiva o quando uno dei fiumiciattoli, che di solito appaiono solo pittoreschi ed innocui, può arrivare ad arrabbiarsi e fare paura e danni. Occorrono una maggiore consapevolezza e una presa di coscienza dei limiti e del rispetto dei vincoli ambientali che la natura ci suggerisce di tenere sempre presenti. “
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