|
|
Mafalda Bruno
|
|
C’era una volta… si, c’era una volta che se un maestro o professore ci puniva, a casa ci aspettava il “resto”.
C’era una volta che quando un docente entrava in classe, ci si alzava in piedi e si diceva buongiorno signora maestra.
Una volta, appunto. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti. Ma a giudicare dagli ultimi fatti di cronaca, più che acqua la si potrebbe definire melma putrida vista la violenza dei comportamenti di alcuni adolescenti verso chi è preposto, dallo Stato, alla loro educazione e civiltà di vita oltre che di sapere letterario.
Evidentemente qualcosa è andato storto negli ultimi decenni, qualcosa si è man mano lacerato e non è mai stato rattoppato se si è passati dal timore reverenziale verso l’insegnante, a veri e propri atti di prevaricazione e violenza tirannica.
FTnews
ne parla con il Prof Guido Saraceni. Laureato cum laude in Giurisprudenza (II Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"); Dottore di Ricerca in Filosofia del Diritto(Università degli Studi di Roma "La Sapienza"), Professore Associato di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Teramo Già Coordinatore del Master in Sicurezza Informatica e Informatica Giuridica; è membro del comitato consultivo del Centro Studi "di-con-per donne" e del comitato scientifico della collana di studi su diritto e religione "Ius ef Fas" (Aracne).
Professore, gli ultimi atti di violenza verso i docenti danno un chiaro indizio: scuola e famiglia hanno smesso di dialogare e collaborare. L’equilibrio si è rotto tra queste due colonne preposte a sostenere la formazione dei giovani. Come si è arrivati a tanto senza porre in tempo un qualche rimedio?
La situazione è davvero complicata. Effettivamente la famiglia e la scuola hanno smesso di rapportarsi in maniera sana e corretta. Basti pensare quante volte i docenti vengono aggrediti da genitori imbestialiti perché il figlio ha preso un brutto voto, o una nota... L’equilibrio si è rotto perché la società è cambiata profondamente. Lo Stato non ha saputo rispondere alle sfide educative della post-modernità, non ha formato adeguatamente il corpo docente e non è stato in grado di gratificare chi lavora seriamente, di fare in modo che il suo impegno venisse adeguatamente riconosciuto... che fosse compreso e rispettato dalla società”.
|
|