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Dal nostro inviato
Mafalda Bruno
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Gli addetti ai lavori lo avevano capito che non sarebbe stata un’udienza come le altre. Ogni mercoledì, è notorio, la Sala Paolo VI si riempie di fedeli per l’udienza di Papa Francesco. Ma quella del 6 dicembre u.s. dava un sentore diverso, di argomenti importanti che sarebbero stati affrontati, anche se la sala era già in pieno clima e addobbo natalizio.
E il Papa non ha smentito il presentimento dei presenti: il suo sguardo era certamente lieto per i fedeli accorsi per ascoltarlo, ma anche accigliato e accorato. Pareva che persino la sua andatura fosse più curva e sofferente.
E infatti, dopo il saluto ai fedeli, Papa Francesco ha subito affrontato l’argomento che lo angoscia: Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni: rivolgo un accorato appello perchè sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.
Come era facilmente comprensibile, l’annuncio di Trump di fare di Gerusalemme la capitale d’Israele ha scosso il mondo intero, alte personalità di ogni livello culturale e politico, che temono il crescendo di una violenza che sarà difficilissimo arginare. E il Pontefice questo peso sulle spalle lo sente tutto.
La posizione della Chiesa è sempre andata a braccetto con il dettame delle Nazioni Unite, vale a dire la coesistenza di due Stati indipendenti e soprattutto rispettosi dei reciproci diritti. Ed è per questo che Gerusalemme, per vocazione, dovrebbe rimanere con le porte aperte alle tre grandi religioni: cristiani, musulmani ed ebrei. Qualora invece si annuncia urbi et orbi che Gerusalemme sarà la capitale SOLO di Israele, non è difficile immaginare di quanto aumenteranno conflitti e divisioni piuttosto che gli sforzi di convergere verso un obiettivo comune: la pace interreligiosa in quei territori. Con buona pace dei tentativi di dialogo e riconciliazione tra religioni diverse che ora rischiano di naufragare per fare spazio a odio e repressioni.
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