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Mafalda Bruno
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Uno ci prova a stare zitto. Quando il clamore suscitato dall’aggressione al giornalista e al cameraman di Nemo è di dimensioni tali da coprire l’intero mondo dei mass media, cos’altro si può o si deve aggiungere? Poco e niente.
Poi però, pensa che ti ripensa, qualcosa ti brulica nel cervello: ripassi mentalmente, più e più volte, quel video della testata (o per meglio dire della capocciata, per restare nello slang locale) e allora non puoi tacere. Vuoi per “amor di patria” vuoi per difesa non solo della categoria, ma del principio costituzionale secondo cui (art. 21): “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”
Premesso ciò, quel video è stato mostrato urbi et orbi. E penso di non essere stata la sola a non notare come Spada, pochi attimi prima del misfatto, mostrava fastidio, imbarazzo, disagio d’accordo, ma niente che facesse prevedere quella subitanea, violenta reazione. Se avesse manifestato altre reazioni, per esempio allontanandosi scocciato o arrabbiato, al giornalista restava ben poco da fare. Invece è rimasto lì, quasi sornione, non riusciva ad andarsene, pur non gradendo le domande che gli venivano rivolte. Curioso no?
Ovvio che un giornalista allora insiste. Se ci si arrendesse subito, davanti ad un diniego per un’intervista, tanto varrebbe fare un altro mestiere. Quante volte ci si sente dire: “guardi ora non posso” oppure: “quanto tempo mi rubano le sue domande? ” oppure ancora: “guardi forse è meglio se facciamo un’altra volta, si metta d’accordo con la mia segreteria”. (Tradotto: dolcezza, scordati l’intervista).
E lì, in quell’attimo, sta all’abilità professionale del giornalista, alla sua prontezza, alla sua versatilità, alla sua reazione dialettica far si che l’intervista decolli nonostante l’iniziale diniego. E quasi sempre, se il dialogo è ironico e gradevole, garantito che l’intervista salta fuori. E come si dice in gergo “si porta il sorcio a casa”.
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