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Dove il cielo è l'aria che respiri: un inno d'amore alla montagna

sabato, 18 gennaio 2025 16:07

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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato lo scrittore e giornalista Marco Botti, grande amante della corsa in montagna. Qualche mese fa Botti ha dato alle stampe la raccolta Dove il cielo è l’aria che respiri, un viaggio emozionante attraverso l'animo umano e la natura incontaminata delle Alpi. L'opera si compone di poesie e brevi racconti, pregni delle emozioni provate correndo tra le montagne. Durante la nostra conversazione Botti ha parlato a cuore aperto delle sue passioni: la bellezza della natura e la corsa in montagna, che insieme alla sua compagna Francesca gli è stata di grande aiuto durante un periodo particolarmente delicato della vita.
Le sue parole invitano ognuno a mettersi in ascolto della propria anima e a riscoprire la propria essenza più intima e vera.

Marco, come e con quali finalità è nato il libro Dove il cielo è l'aria che respiri? Di che opera si tratta? Come la definirebbe?
Il libro è nato questa estate per raccogliere qualche “soldino” da donare all’associazione sportiva di cui sono segretario, l’ASD Cairasca. Siamo nati da poco più di un anno; ci occupiamo dell’organizzazione di eventi legati alla corsa in montagna. Mi è sembrata una buona idea, il giorno della nostra principale gara, la Varzo-Veglia, metterlo in vendita per donare interamene il ricavato all’associazione: è stato un piccolo, ma sincero aiuto.
L’opera raccoglie le liriche e alcuni brevissimi racconti, scritti da quando pratico la corsa in montagna, quindi negli ultimi 15 anni. In essa vi è condensato un periodo della mia vita assai tribolato. La corsa in montagna, il "trailrunning" e lo "skyrunning", mi sono stati di grande aiuto per superare molte difficoltà, per questo la maggior parte dei componimenti ha una forte impronta intimistica. Definirei questo mio volumetto come il più intenso e autentico, soprattutto per ciò che concerne il suo “vissuto”.

Qual è il significato del titolo, che è anche il titolo della poesia più breve di questa raccolta?
La corsa in montagna, in questi ultimi decenni, si è evoluta seguendo specialità e discipline diverse tra loro, quali il "trailrunning" e lo "skyrunning". Proprio quest’ultimo, che è la versione della corsa più estrema, si esplica muovendosi, in molte occasioni, su ghiacciai e creste affilate: "a fil di cielo", come si suol dire. Ecco il perché di questo titolo: il cielo, nel nostro caso, non è un mero ambiente da descrivere in termini scientifici e geografici, bensì un confine “emozionale”, di impossibile determinazione spaziale.
Marco Botti all'arrivo della gara Trasquera-Agro, 2016 (foto Ivan Svilpo).
Come e quando sono nate le liriche confluite in questo volume?
Come dicevo poc’anzi, sono nate negli ultimi 15 anni, poco alla volta, quasi tutte pubblicate sui miei profili social e, alcune, su siti web e riviste specializzate. Ed anche se, per svariati infortuni e problemi fisici, sono stato costretto ad abbandonare le competizioni già da diversi anni, non ho mai smesso di frequentare la montagna.

In gioventù è stato giornalista, romanziere e poeta di successo. Quando è nata la sua passione per la scrittura? Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta oggi per lei la scrittura?
Mi definiscono spesso uno scrittore “di successo”. In realtà, sono solo uno scrittore di provincia. Sì, ho avuto grandi soddisfazioni con diversi miei lavori e opere, come ad esempio la biografia del mio antenato egittologo Giuseppe Botti, che mi ha proiettato in una realtà accademica di grande prestigio, difficilmente avvicinabile in altri modi, ma il successo vero è ben altra cosa ed è riservato ad altri autori.
Ho iniziato a scrivere da ragazzino, appassionandomi alla poesia, poi sono passato ai racconti e, successivamente, alla collaborazione con giornali e riviste. Il romanzo è stata la scoperta di una parte di me che non credevo esistesse; mi ha dato tante soddisfazioni, raccogliendo consensi e apprezzamenti. La scrittura rappresenta la parte più vera e irrinunciabile del mio essere uomo. Anche se, per svariati motivi e per diversi periodi, ho dovuto accantonarla, non ha smesso e non smette mai di abitarmi e accompagnarmi nella vita. Anche con parole, frasi e concetti mai scritti, ma semplicemente “rigirati” infinite volte nella testa.

Lei è conosciuto soprattutto come poeta; in passato con le sue sillogi poetiche ha vinto prestigiosi premi letterari. Come nascono le sue poesie?
So che può sembrare assurda come descrizione, ma non saprei ben definire come nascono le mie poesie. È la poesia che, di volta in volta, fa rinascere me.

Qual è la sua fonte d'ispirazione privilegiata, il suo luogo dell'anima?
L’ispirazione privilegiata è la natura, la montagna in particolar modo, ma anche e soprattutto l’amore e la passione, i sentimenti più forti che provo.

Nell'introduzione afferma che la corsa le ha salvato la vita in un momento davvero molto difficile. Ci spieghi meglio...
Nel giro di poco tempo mi sono trovato, per una profonda crisi con quella che era mia moglie, senza famiglia, senza casa e senza lavoro. Questo per semplificare all’estremo il concetto e la narrazione; la condizione che ho vissuto in quegli anni, tra il 2016 ed il 2017, era quella. Potete solo immaginare lo sconforto, la sofferenza e la frustrazione che ho dovuto affrontare. Ne è conseguito un periodo di crisi esistenziale profonda. Solo la corsa in montagna con le sue cure e i suoi rimedi, non solo fisici e mentali ma, oserei dire, spirituali, ha saputo darmi la forza per uscirne.
Beh, dopo è arrivata Francesca, l’amore della mia vita, che ha saputo riportarmi definitivamente “fuori dal tunnel”, ma il grosso dell’aiuto nei momenti più duri me l'ha dato la corsa.
La caricatura del Botti eseguita dal fumettista Riccardo Rosanna.
Chi l'ha definita poeta corridore e hombre vertical?
Lorenzo Motta, in un bellissimo articolo-intervista sulla prestigiosa rivista “Runner’s World”, mi ha definito “il poeta corridore”, mentre “hombre vertical” lo devo all’amico Ivo Casorati, speaker delle nostre gare: negli ultimi anni delle mie competizioni facevo esclusivamente gare di Vertical, la specialità che prevede percorsi di sola salita, brevissimi (entro i 5/6 km), ma con circa 1000 metri di dislivello (quindi ripidissimi!). Ne ho fatti molti, attraversando le Alpi in lungo e in largo, in Italia e all’estero. Ecco il motivo di quella definizione.

In una poesia definisce la natura una madre che mi stringe a sé con abbraccio forte ma impalpabile. Grazie alla frequentazione assidua della montagna è riuscito ad intraprendere un vero e proprio percorso interiore. Qual è l'insegnamento più prezioso che la natura le ha dato in questi anni?
Potrei definire la montagna, oltre che la mia casa, dato che ci sono nato, cresciuto e ci abito, come una mamma: la montagna ti educa, ti accoglie, ti protegge, ma sa anche rimproverarti e castigarti, se non ti comporti adeguatamente. La montagna per me è stata anche un’autentica “scuola di vita”: è attraverso essa, tramite la fatica, le difficoltà, i seri pericoli che ti fa affrontare, che ho acquisito il carattere che ho.

Ha mai presentato Dove il cielo è l'aria che respiri in qualche rifugio alpino della sua Valle Anzasca?
Per ora no, ma questa sua domanda ha qualcosa di “profetico”: nel corso di quest’anno ho in mente di portare il mio libretto in tutti i rifugi e, soprattutto, bivacchi di montagna in cui riuscirò ad arrivare. Ovviamente a piedi, correndo e camminando, per trasmettere un messaggio che sia legato alla tutela e all’amore dell’ambiente, alla passione per lo sport e l’attività fisica, ma anche, e soprattutto, alla cultura: ritagliarsi un momento di lettura e introspezione in un luogo remoto come un bivacco alpino, invece che passarlo attaccati al cellulare e sui social, credo sia, oggi più che mai, un valore davvero importante. Attraverso le copie che lascerò a disposizione dei passanti in quei siti sperduti, spero si renda possibile questa sorta di “miracolo”.

Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che leggeranno questo volume?
Quando scrivo poesie non ho mai alcun intento, nessuno scopo, se non quello di cristallizzare, sul bianco della pagina, le emozioni che provo e cercare di trasmetterle a chi avrà la pazienza, la cura, la fiducia e l’amore di sfogliare quelle pagine e accogliere quelle emozioni, facendole proprie. Mi auguro si verifichi anche con quest’ultimo volume.
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