|
|
Nel corso dei dibattiti, sorti all’indomani dell’ultimo tragico evento sismico, qualche giornalista, un po’ cinicamente, ha affermato una verità, che purtroppo va contro ogni legge della morale, sia laica che cristiana: il terremoto laziale e marchigiano (che, finora, ha prodotto la morte di circa trecento individui) può essere uno straordinario volano economico per il Paese, visto che pioverà copioso danaro per la ricostruzione dei centri, che sono andati, definitivamente, distrutti.
Ovviamente, l’affermazione ha in sé un contenuto di fredda verità: le aree, colpite dal sisma, riceveranno tanto denaro, sul cui utilizzo, però, dobbiamo noi tutti stare attenti. Amatrice, come L’Aquila ai tempi di Berlusconi, sarà ricostruita in un’area diversa da quella dove sorgeva fino a pochi giorni or sono?
Ovvero, le case saranno ricostruite esattamente laddove sorgevano, ripetendo anche il medesimo stile in muratura, che le caratterizzava?
Certo, l’esperimento della new town de L’Aquila è, miseramente, fallito: non solo sono state costruite nuove abitazioni, che poco o nulla avevano in comune con la millenaria cultura urbanistica di quella terra, ma in particolare sono state deportate intere popolazioni in un’area, per vocazione, diversissima da quella dove sorge, tuttora, il centro storico diroccato ed, ormai, distrutto in gran parte.
Pertanto, con un mero intervento di natura urbanistica, sono stati prodotti ed indotti dei cambiamenti, culturali ed economici, che hanno stravolto la storia di una città, ponendo un fattore di discontinuità fortissimo rispetto ad un passato più che millenario.
Sarà fatta la medesima scelta con Amatrice?
La cultura urbanistica del Lazio dell’entroterra lascerà il posto a moderne ed anonime town, che possono andare bene solo laddove non è mai esistita una storia precedente?
Saranno antropizzati nuovi spazi, per cui quelli, che oggi ospitano le macerie del sisma, diventeranno un funesto museo a cielo aperto, che - di per sé - sarà la più forte denuncia contro la scarsa intelligenza umana, che non è stata in grado di preservare ciò che, a tempo debito, andava difeso e consolidato per non causare la perdita di valori storici, affettivi e morali, stratificatisi nei secoli?
Renzi giocherà una parte importante della sua residua credibilità sulla vicenda del terremoto: progettare la rinascita di Amatrice così come all’epoca Berlusconi fece tragicamente con L’Aquila, significherà ripetere un errore grave e fatale, per cui un'eventuale siffatta scelta dimostrerebbe che la classe politica italiana è, per davvero, incorreggibile ed inadeguata al compito istituzionale, che le viene affidata per mandato democratico.
|
|