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Rosario Pesce
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I due fatti ultimi – l’atto terroristico di Nizza ed il tentativo di colpo di Stato in Turchia – dimostrano come il nostro mondo ed, in particolare, l’Europa stiano vivendo uno dei momenti peggiori della storia recente, visto che mai si era assistito a tanta instabilità politica e, soprattutto, mai erano state cagionate tante vittime innocenti.
È evidente che l’Unione Europea sta palesando la sua inadeguatezza rispetto a fatti di rilievo mondiale, che essa non riesce né a prevenire sul piano politico, né a combattere su quello meramente militare.
Infatti, ciò che si nota con maggiore dolore è l’assenza di una voce unica, che possa rappresentare, in forma piena, il punto di vista del vecchio continente, ormai dilaniato da una tendenza centrifuga, che ha portato, il mese scorso, la Gran Bretagna ad uscire dalla U.E.
Peraltro, i fatti turchi evidenziano un dato ulteriore: chi, come il Capo di Stato Erdogan, è stato per molti anni un alleato privilegiato dei Governi italiani, si palesa ora nelle sue vesti più autentiche di politico cinico e non affidabile, che sovente ha giocato su più tavoli, essendo al tempo stesso partner economico dell’Europa e non disdegnando rapporti pericolosi con il mondo dell’integralismo islamico di matrice sunnita, lo stesso che informa ed ispira l’Isis.
È molto probabile, inoltre, che i fatti turchi abbiano una ricaduta internazionale, finanche, più ampia di quella che si può prevedere: la permanenza al potere di Erdogan, qualora fosse sancito il fallimento del golpe, sarebbe un elemento ulteriore di difficoltà nella problematica operazione di ricostruzione e ricomposizione del puzzle mediorientale.
La Siria, per un verso, e la Russia, per altro, non possono che essere interessate alle sorti del Capo dello Stato turco, visto che questi, nel corso degli ultimi anni, è stato il loro più fiero nemico e molti elementi fanno pensare che, dietro al tentativo di golpe, possa nascondersi l’ombra inquietante del Presidente russo, dal momento che appartiene alla tradizione orientale la tendenza ad eliminare i nemici attraverso l’organizzazione di proditori atti di politica estera.
Cosa può fare, allora, l’Europa?
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