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Rosario Pesce
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La morte di Pannella, per quanto fosse attesa da tempo, visto il suo stato di salute, è un evento di cui la comunità politica nazionale ed europea non può non parlare, dato lo spessore della personalità che è venuta a mancare.
Egli non solo è stato, per molti decenni, il leader indiscusso del Partito Radicale, quando essere radicali nel nostro Paese era, invero, cosa molto ardua, ma in particolare è stato il simbolo di lotte importantissime, che hanno impresso una svolta qualificante alla nostra civiltà ed alla cultura giuridica del tempo.
Infatti, è ben noto come la presenza del Vaticano abbia, sempre, costituito un elemento di difficoltà per la crescita del dibattito in materia di diritto civile: dall’aborto al divorzio, dall’eutanasia alle unioni civili, tutti questi sono stati, per lunghissimo tempo, un tabù imposto dalla cultura dominante, di cui erano espressione non solo i partiti moderati al Governo, ma finanche lo stesso PCI, che pure negli anni Settanta partecipò alle lotte promosse da Pannella.
Infatti, senza lo spirito dinamico dei Radicali, anche i Comunisti, per timore forse di rompere il clima di Solidarietà Nazionale con i Democristiani, non avrebbero mai, in modo così netto, preso posizione su tematiche, come il divorzio e l’aborto, che dividevano in due blocchi netti la pubblica opinione italiana.
Pannella, orbene, ha avuto questo coraggio: ha rotto, cioè, un patto, esplicitamente non firmato, che faceva sì che gli eredi di Gramsci fossero - anche se loro malgrado - allineati su posizioni analoghe a quelle dei democristiani in tema di etica pubblica, solo per timore o, peggio ancora, per mere ragioni di opportunità insite nella dialettica parlamentare.
Certo, finita la stagione dei diritti degli anni Settanta, Pannella poi ha ricercato la sponda politica, cui appoggiarsi, per andare al Governo ed il suo flirt con i Socialisti di Craxi gli ha offerto più dispiaceri che gioie, dal momento che, quando stava per approdare nell’Esecutivo, il partito del Garofano venne travolto da Tangentopoli ed egli si trovò senza il valido sostegno di un partito, che voleva essere laico e libertario, come era quello craxiano.
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