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Rosario Pesce
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Quello referendario è stato un esito scontato, perché evidentemente era ben noto ai comitati organizzatori e promotori del "Sì" che sarebbe stato molto difficile conseguire il quorum in un momento storico, come quello attuale, nel quale la partecipazione del popolo italiano è bassissima e tanti, troppi cittadini preferiscono astenersi dal voto.
È ovvio che il dato finale - è andato al voto solo un Italiano su tre - deve far pensare moltissimo: ormai, sono in crisi molto forte gli istituti della democrazia diretta, per cui gli Italiani preferiscono, in maggioranza, delegare ad altri decisioni importanti, come quella che era, appunto, oggetto del quesito referendario.
Al prossimo referendum, però, non ci sarà il problema del raggiungimento del quorum: ci riferiamo, ovviamente, a quello costituzionale del mese di ottobre, per cui coloro che andranno alle urne decideranno sia per loro stessi, che per quanti, invece, penseranno bene di non andarci.
Ignoriamo, invero, le dinamiche che potranno svilupparsi nei prossimi mesi, ma certo stiamo per vivere una fase importantissima della nostra storia nazionale.
Con il prossimo referendum di ottobre, infatti, l'Italia deciderà in modo molto pregnante in riferimento al proprio futuro, al modello di democrazia che vorremo darci per i decenni prossimi, all'idea di democrazia partecipativa, visto che ineluttabilmente, in virtù dell'abolizione del Senato elettivo, non solo cambierà l'assetto dei poteri parlamentari, ma si modificherà, profondamente, la stessa articolazione della vita civile.
Il nostro Stato ha subito, nel corso degli ultimi quindici anni, molte trasformazioni importanti, alcune delle quali indotte dall'Europa ed altre, invece, nate per effetto della dinamica politica interna.
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