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L. Prang & Co., Boston - Published by the Prang Educational Co., 1893. 40802Y U.S. Copyright Office. Questa image è disponibile presso la Divisione Stampe e Fotografie (Prints and Photographs Division) della Biblioteca del Congresso sotto l'ID digitale cp
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Rosario Pesce
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È evidente che il mondo sia in fiamme: non solo l’odio religioso è il principale fattore del contenzioso fra gli uomini, ma le dinamiche perverse dell’economia hanno messo in essere una spirale di violenza, che, neanche nel corso del Novecento, si era avvertita con tanta virulenza.
Infatti, non c’è parte del globo che non sia interessata da un conflitto, che nasce o per odio religioso o perché gli interessi economici, sempre forti a qualsiasi latitudine, spingono l’uomo ad impugnare il fucile o la spada contro il proprio simile.
Di fatto, così viene a manifestarsi la più plateale sconfitta della democrazia, perché non solo le guerre generano, sovente, la nascita di governi dittatoriali, ma perché finanche le democrazie tradizionali, come quelle della vecchia Europa, sono sempre più minacciate da pericoli sia interni, che esterni.
È ovvio che la paura del terrorismo islamico, prima o poi, nelle nostre società determinerà una spinta autoritaria, per cui, pur conservandosi nella lettera delle Costituzioni occidentali il principio democratico, esso sarà sempre più affievolito nella prassi, perché le ragioni della sicurezza prevarranno su quelle della libera espressione delle idee. D’altronde, la grande migrazione di Asiatici ed Africani dalle sponde del Nord-Africa sta determinando, già, un primo effetto concreto: il principio della libera circolazione delle persone, sancito dal Trattato di Schengen nel 1993, viene quotidianamente messo sotto accusa dai partiti di estrema Destra di mezza Europa, che chiedono, a gran voce, la chiusura delle frontiere, allo scopo di ridimensionare l’arrivo di poveri individui, difficilmente ricollocabili poi nel meccanismo produttivo del nostro continente.
Anche, le ragioni della solidarietà, compulsate dalla religione cristiana, si stanno dimostrando sempre più deboli, per cui gli Italiani, non meno dei Francesi o degli Svedesi, si mostrano intolleranti nel ricevere gli arrivi dei poveri dal Terzo e dal Quarto Mondo, creando così le premesse di un vero e proprio conflitto su scala planetaria, perché, quando non sarà più possibile rallentare tali flussi, sarà inevitabile che possa scoppiare il conflitto armato fra chi difende uno standard minimo di ricchezza e chi, invece, tenta di giungere ad un livello di benessere, che gli possa consentire, almeno, una dignitosa sopravvivenza, dopo essere sfuggito ai rigori dell’integralismo religioso ed ai pericoli sempre maggiori di una navigazione in mare aperto su di un barcone malsicuro ed affidato al controllo di criminali senza scrupolo e privi di qualsiasi nobile sentimento.
Nel Novecento, dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, i conflitti si erano sviluppati solamente su scala regionale, per cui, molto spesso, i Paesi in guerra fra di loro erano l’immagine fedele del conflitto ben più importante fra Russi ed Americani, dal momento che lo schema della Guerra Fredda, con i due opposti schieramenti, tendeva a riprodursi in tutti i continenti fra gli alleati dell’una ovvero dell’altra potenza.
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