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Un viaggio in Puglia

venerdì, 01 gennaio 2016 19:52

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Rosario Pesce
Un viaggio in Puglia rappresenta un'opportunità di apprendimento come pochissime altre.
Non solo si entra in contatto con una civiltà, per larghissima tratti, diversa da quella campana, ma si ha la possibilità autentica di fare un viaggio effettivo nel passato, come se la macchina del tempo non fosse solo un'astrazione di certa scienza, ma piuttosto fosse divenuta un utile strumento di apprendimento.
In particolare, nei centri minori dell'entroterra, si ha la chance di conoscere una civiltà, che difficilmente si è conservata, così intatta, in altre parti del nostro Sud.
È, certamente, evidente il sincretismo culturale di un'area del nostro Paese, che non solo è stata la porta dell'Oriente, ma che, tuttora, rappresenta la locomotiva propulsiva di tutta l'economia meridionale, altrove stagnante, mentre qui più che attiva, grazie al turismo vivo in tutti i mesi dell'anno e grazie ai frutti tipici dell'agricoltura locale, che sono dei beni così preziosi, da essere meritevoli di una tutela straordinaria da parte del potere politico e giurisdizionale.
Ma, in particolare, l'architettura pugliese è degna di menzione, non solo per la grande presenza di opere bizantine, che segnano gli insediamenti lungo la costa intera.
Infatti, vivere, sia pure solo per pochissimi giorni all'interno di un trullo, rappresenta un'avventura dell'anima potentissima, perché quelle costruzioni non solamente ci ricongiungono al passato ancestrale dei nostri avi, ma ci consentono di vivere una dimensione del tempo, che è diversissima da quella che si può vivere in qualsiasi altro posto del mondo.
Oggi, il trullo non è più l'opera destinata alla vita di contadini poveri e sfruttati, ma è innanzitutto il vezzo di un turismo ricco e borghese, che preferisce il contatto diretto con la natura e l'uscita dagli scatoloni di cemento armato, che purtroppo segnano la vita di milioni di Italiani, costipati in condomini che, per quanto eleganti possano essere, sono comunque un fattore di cesura fra l'essere umano ed il milieu naturale, in cui esso è nato e dovrebbe continuare a vivere, ad onta delle esigenze, purtroppo ineludibili, dell'urbanizzazione successiva al Secondo Conflitto Mondiale.
La Puglia, nonostante i problemi economici che pure accusa, è la regione che, in siffatto contesto, rappresenta il trait d'union fra Oriente ed Occidente, mondo bizantino e latino, antichità e modernità, passato e futuro.
La cordialità dei suoi cittadini, in molti casi quasi sorpresi, nei centri minori, di essere destinatari di così grandi attenzioni da parte del turista non distratto, consente inoltre di riconciliarsi con la peculiarità tipica di queste genti: il grande sentimento della fratellanza, che pare, invece, essersi perso in altre aree del Paese, dove le logiche del profitto e dell'homo homini lupus sembrano essere prevalenti.
Infatti, il ritorno alle origini della società umana, in larghissimi tratti composta di contadini e pescatori, è forse il migliore antidoto contro l'indifferenza, che permane come il fenomeno, invece, dominante dei nostri attuali contesti cittadini?
O, forse, finanche il ritorno alla natura ed alle tradizioni, anche, enogastronomiche di una terra, ancora vergine, rappresenta un comportamento meramente dettato da transeunti mode consumistiche, destinate ad essere, perciò, poco incisive nel lungo periodo di tempo, sia da un punto di vista economico, che del rinnovamento culturale?
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