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via D'Amelio: l'albero che ricorda il luogo dell'uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta - da https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Borsellino
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Rosario Pesce
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A ventitré anni dalla sua morte, è doveroso rendere omaggio alla memoria di Paolo Borsellino, morto per mano della mafia circa due mesi dopo l’eccidio di Capaci, in cui persero la vita il collega Falcone, la moglie, Francesca Morvillo, e tutti gli agenti della scorta.
Il sacrificio dei due giudici, però, sembra, a distanza di un ventennio, tragicamente dimenticato dagli Italiani e dai Siciliani, in particolare, che hanno partecipato in modo poco sentito alle manifestazioni di celebrazione in onore dell’illustre magistrato e concittadino.
È questo, invero, un cattivo segnale, perché può stare a significare due cose, entrambe inquietanti: o la lotta alla mafia non è più avvertita dal Paese come un’emergenza nazionale, per cui ci si dimentica facilmente degli eroi, che hanno perso la vita, pur di contrastare i clan, o la nazione intera – e non la sola Sicilia – non hanno più fiducia nella classe dirigente attuale, per cui i riti, che vengono messi in essere per celebrare delle persone perbene, vengono giudicati dalla pubblica opinione come delle manifestazioni meramente autoreferenziali, utili unicamente alla casta che poco o nulla fece, all’epoca, per salvare Borsellino, Falcone e tutti gli operatori della Gustizia trucidati per mano mafiosa.
Certo, il Paese ha oggi altre priorità, anche perché, da moltissimi anni, la mafia non è più additata dai partiti come il nemico da sconfiggere, a dimostrazione del fatto che le energie dell’odierna classe politica si sono spostate, ineluttabilmente, su altre questioni, ritenute - a torto o a ragione - di più stretta urgenza.
La storia dell’Italia, sin dal suo nascere, si è intrecciata con quella delle organizzazioni criminali, che nell’Ottocento controllavano i territori meridionali e che, oggi, invece vantano attività economiche ed ingenti interessi commerciali ed imprenditoriali in tutta la penisola, visto che la mafia imprenditrice, inevitabilmente, segue il flusso del danaro e, quindi, ha avvertito l’esigenza di radicarsi in quella parte del Paese, dove l’economia è - tuttora - prossima agli standard di ricchezza dell’Unione Europea.
Pertanto, la commemorazione di Borsellino o di qualsiasi altro martire della lotta alla mafia non dovrebbe essere letta come un fatto meramente siciliano, interno cioè unicamente alle dinamiche, politiche e sociali, dell’isola.
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