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E l’Italia renziana cosa farà a partire da domani?
Il nostro buon Presidente del Consiglio, molto improvvidamente, si era schierato a favore delle posizioni della Merkel, pensando che, in caso di sconfitta del Governo di Tsipras, egli potesse passare all’incasso con il più potente alleato tedesco per il suo atteggiamento fedele.
Ora, invece, cambia lo scenario: innanzitutto, l’Italia avrà un ulteriore buco in bilancio, visto che noi siamo tuttora - anche se per cifre modeste - esposti con la Grecia.
Ma, in particolare, egli ha perso la più importante battaglia, che avrebbe dovuto caratterizzare il suo Esecutivo: essere (o, quanto meno, apparire) l’antagonista del Cancelliere tedesco e delle sue politiche all’insegna del rigore.
Ha deciso di non interpretare questo ruolo, consentendo che Alexis Tsipras, a livello continentale, ne prendesse il posto e che, dunque, divenisse nell’immaginario collettivo il vero ed autentico nemico della trojka europea e delle sue arroganti pretese di rientro finanziario, tanto più inverosimili rispetto agli scenari devastanti di povertà dilaganti per tutto il continente.
Così facendo, ha alimentato ulteriormente il dissenso contro il Governo in carica e, da domani in poi, sia la nuova Sinistra, civatiana e fassiniana, che i Grillini urleranno all’Italia intera la gioia per una battaglia vinta, che in verità non potrà che delegittimare la credibilità di un Governo mai eletto, direttamente, dagli Italiani.
Inizierà, così, la sfida per la successione a Palazzo Chigi, perché è chiaro che, se anche in Italia si fosse consentito democraticamente di far votare i cittadini sulle condizioni finanziarie imposte dall’Europa, la posizione di Renzi e della Merkel sarebbe stata nettamente minoritaria, forse finanche con un margine maggiore di quello greco.
Ed, allora, è il tempo di ipotizzare un cambio significativo di scenario, che non nasca dall’ennesima manovra parlamentare, ma che abbia origine restituendo agli elettori il diritto di pronunciarsi sul punto più qualificante dell’azione dell’Esecutivo, a favore cioè o contro gli indirizzi odierni della Commissione europea, dell’Eurogruppo e della trojka.
In quel caso, il Presidente del Consiglio in carica rimarrebbe con la bandierina in mano di un filoeuropeismo acritico e di maniera, che il popolo non ha mai accettato e che, adesso, per effetto della crisi, respinge viepiù al mittente.
L’esito del voto greco sarà il fattore determinante per la vittoria del M5S alle prossime elezioni politiche?
È, fin troppo, prematuro prevedere un dato siffatto, ma certo stasera Renzi appare lo sconfitto in Europa, molto più di quanto non sia vincitore lo stesso Alexis Tsipras, che, con coraggio leonino, si è prima contrapposto alla Merkel e, poi, ha indetto il referendum odierno, mettendo in conto di andare a casa, se il risultato fosse stato ben diverso.
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