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Rosario Pesce
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Quello che si celebra è un 2 giugno particolare, visto che la festività della Repubblica cade dopo un anno che ha segnato in modo molto forte le nostre vite.
L’anno scorso, infatti, nello stesso periodo si festeggiava l’uscita del Paese dal lockdown, che era accompagnata ineluttabilmente da mille speranze, che poi in gran parte sono andate disattese, visto che il virus non si è dimostrato soccombente ed abbiamo avuto, quindi, un autunno ed un inverno ancora pesanti in termini epidemiologici e di sacrificio di vite umane.
Oggi, ci troviamo di fronte ad una situazione analoga: la diffusione delle vaccinazioni ha consentito una riduzione drastica dei casi di infezione e della mortalità conseguente, ma è evidente che nessuno intende ricadere nello stesso errore commesso dodici mesi or sono, quando si è creduto che la guerra contro il Covid fosse stata vinta in modo definitivo.
In un tale contesto, non si può non celebrare la festa della nostra amata Repubblica, nata con il voto referendario del 2 giugno 1946 per liberarci di una dinastia monarchica, quella dei Savoia, che si era mostrata colpevole – per complicità o per pigrizia – di innegabili corresponsabilità nei crimini del Fascismo.
Certo, non solo per i cittadini, ma anche per le istituzioni democratiche il Covid è stato una prova molto dura, superata in modo brillante dal nostro Stato, che ha dimostrato di essere in grado di far fronte all’emergenza sanitaria, economica e sociale ad un tempo.
Peraltro, a nessuno sfugge che la Costituzione, che nacque per effetto della scelta fatta dagli Italiani in quella giornata referendaria, ha palesato di essere il frutto di un compromesso molto avanzato fra le forze politiche che avevano sconfitto il Fascismo, risultando essere una sintesi mirabile del pensiero di tutti i movimenti democratici dell’epoca.
Oggi, anche per effetto delle emergenze odierne, non si può che rilanciare quell’idea nobilissima che ha consentito agli Italiani di vivere in una democrazia compiuta, che ha sempre avuto uno sguardo attento verso le tematiche dell’inclusione, ed i dolori indotti dalla pandemia non possono che indurre tutti noi a rinnovare quel patto che ci consentì di uscire dalle sofferenze e dalle miserie della dittatura e della Seconda Guerra Mondiale.
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