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Il monumento in bronzo a Giordano Bruno nella piazza romana di Campo de' Fiori, opera dello scultore Ettore Ferrari (1889). Il filosofo è mostrato rivolgere il volto in direzione della Città del Vaticano, in segno di ammonimento alla Chiesa.
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Rosario Pesce
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Ieri, si commemorava il quattrocentoquindicesimo anniversario della morte di Giordano Bruno, arso vivo a Campo dei Fiori, a Roma, dall’Inquisizione, perché non intendeva rinnegare la sue idee rivoluzionarie, che erano in aperta contraddizione con la lettura ed interpretazione dei Vangeli, che, in quel momento storico, faceva la più potente istituzione politica mondiale: la Chiesa cattolica.
Bruno, per il suo atto di eroismo, è divenuto un modello per l’intera Europa, per cui, a distanza di quattro secoli, ancor di più rispetto ad altri conclamati campioni della cultura moderna e rinascimentale, Egli è ricordato come il punto di riferimento essenziale per chi, in modo impavido, non ha timore nel predicare la propria Verità, finanche quando questa contrasta apertamente con quella - universalmente - riconosciuta come tale.
L’Occidente, senza alcun dubbio, nella versione odierna, è nato nel corso del Cinquecento e dell’età moderna, quando tanti scienziati e filosofi, mostrando analogo coraggio, hanno messo in discussione i fondamenti della cultura del loro tempo, contraddicendo fortemente il principio di autorità, che invece era il pilastro del potere - culturale e civile - della Chiesa cattolica, che, in un momento storico di importanza capitale per l’Italia, aveva il privilegio di esprimere il Verbo, che tutti gli altri potenti del mondo dovevano a loro volta predicare, a meno che non avessero voluto essere scomunicati e, quindi, cadere in disgrazia, come capitava a coloro che sciaguratamente non obbedivano alla Parola del successore sul soglio di Pietro.
Fortunatamente, nonostante le sconfitte subite dal pensiero liberale fra Cinquecento e Seicento, poi la storia dell’Occidente ha conosciuto una svolta essenziale, quale quella rappresentata dall’Illuminismo, per cui il sacrificio di Giordano Bruno - e di tanti come lui - non è andato perso.
A partire dall’Ottocento, valori come quelli della libertà di pensiero, di parola, di stampa, sono divenuti il vero “heimat” dell’Occidente, l’autentico fattore di distinzione fra la civiltà europea e tutte le altre, che tardano, tuttora, a riconoscersi in tali, nobilissimi principi.
Il pericolo terrorista di impronta islamista, riesploso in queste ultime settimane, a seguito delle note vicende libiche, siriane ed egiziane, ripropone l’antico dilemma della nostra età moderna: può una cultura confessionale ed illiberale tentare di sconfiggere una civiltà, che si fonda sul principio di laicità e sul primato delle libertà?
Purtroppo, agli inizi del XXI secolo, qualcosa è successo nel mondo, che ha peggiorato sensibilmente la condizione di vita degli esseri umani, finanche di quelli che vivono nella nobilissima Europa, che sembrava, invece, dover caratterizzarsi come un’isola di felicità e di democrazia.
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