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Rosario Pesce
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Fare gli auguri di Pasqua non è una mera consuetudine, visto che la festività cristiana coincide con un momento particolare dell’anno.
La Pasqua non è solo la festa della Resurrezione di Cristo, ma segna in qualche modo la nascita di una nuova fase dell’anno, dal momento che essa dà inizio alla primavera.
La rinascita di Cristo, quindi, si associa a quella della natura, che torna ad essere ridente e benefica per l’uomo, dopo mesi di freddo e cupo inverno.
Il valore, quindi, religioso della Festa si accompagna a quello pagano, quasi a voler segnare l’inizio di una nuova vita per ciascuno di noi dopo le tossine di un anno, che è - per lo più - segnato da sofferenze e fatiche di ogni genere.
Nel caso di specie, la rinascita di Dio e della natura dovrebbe portare con sé, anche, quella della nostra comunità nazionale, visto che, negli anni e nei mesi precedenti, non sono mancate, certo, le ragioni di disagio e di dolore per moltissime componenti della società italiana ed europea.
I problemi di ordine economico ed istituzionale, ovviamente, non mancano, ma conta sempre lo spirito con cui ciascuno di noi affronta le proprie sofferenze e quelle del consesso di cui fa parte.
Pertanto, sarebbe auspicabile che la Pasqua di quest’anno, che coincide con l’equinozio di primavera e con una vera svolta da un punto di vista climatico, segni un’inversione di rotta per la nostra società, nell’auspicio non banale che i problemi, importanti e molto seri, possano essere affrontati con rinnovato spirito da chi assumerà responsabilità di governo nei prossimi mesi, sia a livello nazionale, che locale.
Forse, solo la buona volontà non sarà sufficiente di per sé per dare una risposta a chi vive un forte disagio, ma è ovvio che la necessaria predisposizione di animo è la precondizione per avviare a soluzione ciò che urge per l’intera comunità.
In tal senso, si potrà dire che, effettivamente, Cristo è risorto e che, anche per chi è laico, rappresenta un barlume di speranza in un percorso di vita nel quale, per lo più, le gioie ed i dolori non sempre si compensano nel modo più equo.
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