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Rosario Pesce
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Il Presidente Mattarella ha nominato Senatrice a vita Liliana Segre, che visse da piccola l’esperienza terrificante dei campi di concentramento, essendo una cittadina italiana di origini ebraiche.
La scelta del Capo dello Stato è stato molto felice, visto che non si deve mai smettere di coltivare la memoria di fatti orribili, come fu appunto la deportazione nei campi di concentramento di milioni di inermi cittadini di origini ebraiche.
Peraltro, mai come in questo momento storico, c’è la necessità di ricordare quanto la violenza degli uomini sia stata in grado di produrre nel corso della recente storia del Novecento.
Non è un caso che, in particolar modo nelle Scuole, si chiede agli educatori di sviluppare le competenze di cittadinanza, perché si sa bene che la società, forse anche per effetto della crisi economica che vive da anni, è esposta al rischio di divenire violenta oltremodo, calpestando diritti che, invece, devono essere inalienabili e che sono il comune fattore di condivisione in un consesso articolato, come il nostro.
D’altronde, la violenza si esprime in mille forme diverse: dalla violenza di matrice religiosa a quella di natura politica, da quella di genere a quella adolescenziale.
È ovvio che la Scuola, da sola, non è in grado di vincere una battaglia così complessa contro il seme dell’odio: in primis, non può che essere la primaria cellula sociale, la famiglia, a mettere in essere tutte le azioni atte a prevenire ed a curare, laddove possibile, la patologia della violenza gratuita e becera.
Ma, anche con il contributo delle famiglie, della Chiesa e del mondo dell’associazionismo e del Terzo Settore, è possibile definitivamente eradicare la cattiva pianta dell’intolleranza?
Peraltro, ad essere malata è la società mondiale, non solo quella di un Paese o di un particolare angolo del mondo.
I mezzi di comunicazione, messi a disposizione dalle nuove tecnologie, evidenziano in tutto il loro orrore fenomeni che rischiano di dilaniare, dalle fondamenta, le ragioni del vivere comune.
Ieri l’antisemitismo, oggi la persecuzione ed i sentimenti di avversione verso coloro che hanno un colore della pelle diverso dal nostro o che predicano una religione differente da quella cattolica: sono, tutte, manifestazioni di una natura che non può non essere incompatibile con quella di un Uomo moderno, civilizzato, colto, laico e tollerante.
Eppure, nonostante i messaggi che le agenzie educative trasmettono, l’umanità sembra andare in un verso opposto da quello necessario: la violenza si acuisce e, soprattutto, diventano più banali i motivi per cui la si mette in essere, coinvolgendo generazioni sempre più giovani ed appartenenti a ceti sociali differenti.
Forse, chi ci ha preceduto in qualcosa ha sbagliato?
O, forse, deve prevalere l’ottimismo della volontà, per cui fenomeni simili possono essere tenuti sotto controllo?
Certo è che la nomina della Segre costituisce, davvero, una bella notizia: anche il Parlamento si arricchisce di una presenza che molto può dare, in termini di crescita civile, alle nostre istituzioni.
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