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La memoria smarrita

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sabato, 28 gennaio 2017 22:57

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Memoriale a Treblinka: ciascuna pietra sul terreno rappresenta una città la cui popolazione ebraica fu annientata nel campo di sterminio - dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto
Rosario Pesce
La ricorrenza dell’anniversario dell’apertura dei campi di concentramento impone una riflessione seria sull’Olocausto, che certo è stato l’evento che ha segnato, in modo indelebile, la storia del Novecento.
Mai prima del XX secolo l’uomo aveva messo in essere un’opera altrettanto sistematica di distruzione di un popolo intero, unicamente per odio religioso ovvero per spirito di competizione, in termini economici, con una minoranza, solitamente, molto attiva e forte.
Eppure, il genocidio degli Ebrei, perpetrato dai Nazisti, nulla o poco ha insegnato all’umanità, dal momento che quelle scene orribili dei campi di concentramento si ripetono - tuttora - a diverse latitudini, con effetti altrettanto tragici.
Infatti, in Africa, in Asia, nelle Americhe latine, ancora oggi le scene di violenza e di odio si reiterano quotidianamente, come se l’umanità non avesse, appunto, imparato nulla da ciò che è, già, successo una volta.
La storia, allora, non è maestra di vita?
O, forse, l’istinto di potere fa sì che, in molti momenti cruciali, l’uomo diviene il peggiore nemico del proprio simile, che non si limita solo ad uccidere, ma soprattutto sfregia con comportamenti che mortificano ed umiliano la nostra specie?
La politica, la religione, che pure avrebbero il potere di condizionamento, non solo sono deboli rispetto ad eventi simili, ma molto spesso – consapevolmente o inconsapevolmente – inducono eventi di tal fatta, per cui chi dovrebbe avere interesse alla moderazione ed alla gestione dei conflitti, non fa altro che compulsarne altri, ben più gravi e pericolosi.
Costruzione del muro nel ghetto di Varsavia, per isolare completamente l'enclave ebraica dal resto della città - https://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto
La furia omicida di Hitler e dei Nazisti venne bloccata dagli Alleati, ma quante altre volte possiamo trovare degli eserciti pronti a liberare i campi della vergogna?
Non possiamo, invero, dimenticare che, neanche, la civilissima Europa è stata esonerata da spettacoli simili, di recente.
Le violenze, commesse nell’ex-Jugoslavia, ad esempio, sono invero inenarrabili e non meno inquietanti di quelle dei Tedeschi del secolo scorso, visto che sono state compiute in un momento storico nel quale il controllo della pubblica opinione nazionale non avrebbe dovuto mai permettere che, in linea d’aria a pochi chilometri da Roma o da Parigi o da Berlino, dei popoli, come quello serbo e quello croato, giungessero ad ipotizzare la reciproca distruzione di massa.
Ed, oggi, cosa si può fare per evitare che le nuove vittime diventino gli extracomunitari, che sempre più numerosi giungono sulle nostre coste?
Forse, si può insegnare il rispetto fra gli uomini sin dai banchi delle scuole?
Forse, si può educare il prossimo ad amare e non ad odiare il proprio simile?
O, forse, lo Stato e la società civile dovrebbero tornare a fare i loro rispettivi “mestieri”, evitando invasioni di campo, che autorizzano poi crimini invero efferati, come quelli dei Nazisti?


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