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La scommessa dell’integrazione

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domenica, 08 gennaio 2017 09:53

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Rosario Pesce
È inevitabile che l’arrivo di così tanti cittadini dal Nord-Africa, in brevissimo tempo, non può che determinare nel nostro Paese un’ondata di xenofobia, che invero noi Italiani non avevamo mai ostentato.
Infatti, da un paio di anni a questa parte, sono sempre più evidenti i segnali di insofferenza, che alcune classi sociali, in particolare, manifestano verso gli immigrati.
È ovvio che non si può, assolutamente, avere indulgenza per i tristi fenomeni di razzismo, perché, se questi dovessero prendere il sopravvento, diventerebbe molto difficile la convivenza fra vecchi e “nuovi” Italiani.
Il brodo di coltura, nel quale simili eventi tendono a crescere in modo esponenziale, non può che essere quello del disagio sociale.
Gli Italiani, sempre più poveri, individuano negli Africani il loro nemico di classe, non capendo bene che le condizioni di povertà dei nostri connazionali nulla hanno a che fare con l’arrivo degli extra-comunitari.
Ma, la presenza – peraltro, massiccia – di movimenti politici di Destra non può che gettare altra benzina sul fuoco, che già arde, per cui è ineluttabile che, in molte periferie italiane, si respiri un clima da vera resa dei conti fra i gruppi di immigrati più violenti e gli Italiani più insofferenti verso quelli che, a breve, diventeranno cittadini, con pieni diritti, del medesimo Stato.
Peraltro, una cattiva propaganda politica non spiega bene come il danaro, che viene investito per l’accoglienza, è dato dall’Unione Europea e che se ne avvantaggiano gli Italiani, visto che gli Enti Locali pagano il costo del vitto ed alloggio, dato agli immigrati, ai nostri stessi connazionali, per lo più facoltosi, che sono in grado di mettere a disposizione strutture ed abitazioni per i nuovi arrivati.
L’episodio criminale di Napoli dell’altro giorno, poi, di cui sono stati vittima tre Senegalesi, ha contribuito ad avvelenare il clima ulteriormente, per cui, in alcune aree del Paese, per davvero siamo prossimi ad assistere ad un’autentica guerriglia urbana, di cui possono subire gli strali tanto gli Italiani, quanto gli immigrati di recente ingresso nel Paese.
Cosa fare?
La Chiesa dà il suo contributo prezioso per migliorare il clima complessivo e per ricordare agli Italiani che, anche, noi siamo stati emigranti nel corso del Novecento, ma è chiaro che basta poco perché possano scoppiare fenomeni di intolleranza nella forma più fragorosa e pericolosa possibile per la convivenza civile.
La scuola, dal canto suo, svolge il proprio compito, ma qualsiasi iniziativa sembra essere insufficiente, in un momento storico, peraltro, nel quale l’immigrato - a torto - viene parificato con il potenziale terrorista islamista, solo perché credente nella religione di Maometto.
Una svolta, pure, dovrà intervenire nei prossimi mesi: il rischio che le periferie italiane diventino troppo simili alle banlieue parigine è molto forte ed, invero, il nostro Paese non può correre - assolutamente - un pericolo simile, che innescherebbe un meccanismo di profonda delegittimazione della nostra democrazia, che potrebbe essere, strumentalmente, utilizzato come premessa per una deriva autoritaria, che nessun cittadino democratico può né auspicare, né profetizzare.
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