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sabato, 31 dicembre 2016 20:10

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Rosario Pesce
Che il 2017 sia un anno di pace!
È questo l’augurio più diffuso che, ad ogni San Silvestro, si sente ripetere, come un refrain.
È evidente che, se l’augurio ritorna con puntualità ogni 365 giorni, significa che i costruttori di pace o non sono stati all’altezza del loro compito o sono stati soverchiati da chi ha interesse a promuovere la guerra nel mondo, così come nelle famiglie.
La pace non è, sempre, un valore in sé, ma lo è necessariamente in un mondo, come il nostro, segnato sempre più dall’arrivismo e dal desiderio di promuovere facili guadagni ai danni dei più deboli e dei più poveri.
La guerra, che si è prospettata negli ultimi due decenni, è la più atroce forma di sterminio contro i civili di ogni età e di ogni religione.
Nel XX secolo erano, per lo più, gli eserciti a confrontarsi fra di loro, per cui chi moriva era un professionista delle armi.
Oggi, invece, muoiono donne, bambini, anziani, per cui a pagare il fio più alto di scelte scellerate sono creature che, molto probabilmente, non sono neanche in grado di capire per chi o per cosa sono votate alla morte.
La bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki fece fare un terribile e spaventoso salto indietro alla civiltà, visto che, per dirimere una guerra mondiale, fu necessario sganciare un ordigno nucleare sulle teste degli abitanti di due cittadine nipponiche.
Oggi, quel fatto di morte si riproduce ad Aleppo, nelle bidonville del Terzo Mondo, a bordo dei barconi dei migranti africani, nelle strade delle capitali occidentali dove si incontrano persone destinate al suicidio/omicidio, perché invasate dall’odio religioso.
Cosa fare per eliminare una scia simile di dolori e di lutti?
Basta un brindisi augurale?
Crediamo, invero, di no, visto che le condizioni della politica mondiale fanno prefigurare un peggioramento e non un miglioramento delle condizioni attuali.
Cosa ci rimane, allora?
La speranza?
O un sentimento di pietas verso coloro che sono morti o che saranno, a breve, vittime di una siffatta traccia di odio?
Molto probabilmente, non ci resta che affidarci al sentimento di redenzione indotto dalla religione, ben sapendo però che, in passato e purtroppo tuttora, ci sono individui che, in nome di Dio, uccidono i loro simili, continuando una scia di sangue che mai si interromperà.
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