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Buon 2017

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venerdì, 30 dicembre 2016 01:09

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Rosario Pesce
Formulare l’augurio per un buon 2017 non è cosa facile, visti i tempi che si vivono.
Più volte, nelle nostre riflessioni abbiamo messo in evidenza la condizione di disagio di un Paese smarrito, che ricerca delle certezze, che purtroppo non sempre è possibile rinvenire, non solo nell’odierno quadro politico-istituzionale o in quello culturale.
È evidente che la nostra nazione, da qualche decennio a questa parte, sta sempre più incontrando evidenti difficoltà nel percorso di crescita per una serie di cause.
In primis, l’incertezza del quadro istituzionale, per cui nascono e muoiono nuovi leaders, senza che nessuno di loro sia in grado di imprimere un indirizzo forte al Paese intero.
L’ultimo tentativo, quello di Renzi, è fallito miseramente con la prova referendaria del 4 dicembre scorso, visto che chi ha avuto l’idea di modificare la Costituzione a colpi di maggioranza non ha, forse, capito che le riforme non sono, oggi, una priorità per una nazione, che ha altre esigenze.
La mancanza di lavoro è il principale problema di moltissime famiglie di Italiani, i quali, quando un lavoro ce l’hanno, per lo più lo hanno precario e mal retribuito.
Inoltre, accanto ad una condizione generalizzata di arretramento del nostro Paese da un punto di vista economico, non si può non notare l’assenza di legami soddisfacenti all’interno della società, per cui, se prima la politica o la cultura erano dei collanti, oggi neanche queste attività umane sono un vero fattore di coesione fra i nostri connazionali.
Ancora, l’arrivo sempre più numeroso e caotico dei disperati del Sud del mondo non aiuta un Paese, il nostro, che per la prima volta ha scoperto, in taluni momenti, atteggiamenti xenofobi che non sono parte integrante del nostro dna e del retroterra culturale di una nazione, in passato ospitale e tollerante verso il diverso.
Le famiglie, ormai, non sono più il nucleo della società, come si diceva in maniera enfatica fino a qualche anno fa.
La rottura dei vincoli familiari e sociali ha determinato, di conseguenza, un movimento centrifugo, per cui si può dire, con tristezza, che è sempre più improbo riuscire a trovare i fattori autentici di unità di un Paese, destinato ad implodere, se non muta rapidamente senso di marcia.
In tale contesto, perciò, augurare un buon 2017 sembra un’eresia, ma sappiamo bene che l’ottimismo della volontà trascende ogni limite della ragione, finanche quando la razionalità descrive ed intuisce un disagio che non può essere eradicato facilmente, per tal via, nei prossimi decenni.
Ma, fiduciosi, non possiamo che brindare al nuovo anno, sperando almeno che riservi, a noi Italiani, un numero non maggiore di traumi e di sconfitte rispetto al 2016.
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