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L’iconoclastia umana

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lunedì, 31 ottobre 2016 19:00

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Costantino V mentre ordina la distruzione delle icone, miniatura dalla Cronaca di Costantino Manasse
Rosario Pesce
Il terremoto non solo uccide le persone e costringe molti cittadini ad abbandonare le loro terre, ma arreca un altro grave danno: distrugge le opere d’arte, che sono sparse in modo copioso nelle aree, in particolare, che sono state colpite dagli ultimi sciami sismici.
Chiese, monumenti, palazzi di pregio sono, sovente, fra i primi manufatti che vanno giù a causa del sisma.
Peraltro, la ricostruzione non solo non avviene in tempi rapidi, come molto spesso è già accaduto, ma non assicura neanche che l’opera rinasca nel modo più corretto possibile per chi ha le capacità di giudizio di un esteta o di un critico d’arte.
Infatti, sovente è accaduto che il rifacimento di un manufatto artistico non sia stato fedele a ciò che è andato perduto, così come è evidente che si possa rifare un’architettura, ma diviene quasi impossibile recuperare i quadri o gli affreschi, che sono andati distrutti per effetto di una scossa sismica.
Rappresentazione della distruzione d'icone nell'815, immagine presa dal Salterio Chludov
Pertanto, ad ogni terremoto che si consuma sul nostro territorio nazionale, c’è una parte importante del patrimonio artistico che si perde in modo irrimediabile, creando un vulnus difficilmente recuperabile.
Il nostro Paese, già in passato, è stato oggetto di sottrazioni di opere d’arte per effetto delle invasioni, ad opera delle potenze militari straniere, ma i terremoti causano danni ben maggiori.
Interi centri abitati non sono più ricostruibili, esattamente, negli stessi luoghi dove sorgevano, per cui si dice addio definitivamente ad un insieme di opere urbanistiche che recano con sé la nostra identità culturale e sociale.
A L’Aquila, tuttora, i cittadini stanno aspettando invano che venga ricostruito il centro storico, così come, in occasione della scossa del 24 agosto e di quella di ieri, sono venute giù alcune aree importantissime, da un punto di vista storico-artistico, delle quali certo la più nota è quella di Norcia.
Il terremoto, quindi, distrugge, annichilisce, fa scomparire per sempre le prestigiose vestigie del passato, ma molti più danni fa l’incuria, che, nonostante i mezzi a disposizione, non consente di mettere in sicurezza opere, che il mondo intero ci invidia per bellezza e fascino.
Così, una parte d’Italia, la più nobile ed affascinante, si perderà e non ne rimarrà alcuna traccia, se non foto sbiadite, che, fra qualche decennio, denunceranno l’idiozia umana, che ha consentito di rendere il nostro territorio molto più vulnerabile di quanto esso non sia effettivamente.
In tempi di crisi, perché il Governo non rilancia una gigantesca opera di messa in sicurezza delle migliaia di centri abitati, che sorgono in aree sismiche?
Perché non si investono i milioni di euro, forniti dall’U.E., per dare lavoro ad architetti ed ingegneri e, contemporaneamente, per rendere i borghi dell’Italia medioevale meno vulnerabili di quanto essi, oggi, non siano?
Perché non si compie una prodigiosa opera di prevenzione, allo scopo poi di evitare gli interventi successivi, che sono purtroppo limitati, ineluttabilmente, sia per efficacia, che per efficienza?
Sono, questi, interrogativi molto importanti, a cui l’Esecutivo dovrebbe fornire una risposta, visto che il nostro Paese non può, invero, divenire una groviera, che prima o poi cadrà tutta per l’incuria o, peggio ancora, per il malaffare dei nostri ceti dirigenti e dei politici.
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