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Il maestro e l'allievo

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sabato, 01 ottobre 2016 14:41

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Rosario Pesce
Quello andato in scena, ieri sera, sugli schermi di La7 fra Renzi ed il Prof. Zagrebelsky è stato un confronto impari.
Il tema della trasmissione non poteva che essere il quesito referendario, visto che il Prof. torinese è stato uno dei principali assertori del NO, sin dall’inizio del dibattito intorno alla grande riforma costituzionale.
Ma, evidentemente, mettere a confronto un politico con un intellettuale, davanti ad una telecamera, non è stata un’idea proficua per il Prof. universitario, che è stato cannibalizzato da un rappresentante delle istituzioni, che sa usare molto più maliziosamente i tempi e gli spazi, che vengono messi a disposizione dalla televisione.
Quando, infatti, si contrappongono le argomentazioni di un intellettuale contro gli spot di un demagogo, è ineluttabile che, almeno all’inizio, il populista riesca a penetrare gli schermi televisivi assai più efficacemente del docente universitario, che invece si sforza di argomentare con ragioni definite in punta di diritto e di filosofia.
Purtroppo, il pubblico che ascolta i programmi televisivi, molto spesso, non possiede gli adeguati strumenti culturali, per fare la giusta differenza fra un professionista della bugia ed uno della verità, per cui molto probabilmente il confronto ha prodotto vantaggi in favore del politico e non del docente.
Si sa bene che, se ci sono due linguaggi, uno che parla allo stomaco degli Italiani ed uno che ambisce a rivolgersi alle menti dei nostri connazionali, il primo può mietere molto più consenso di quanto non sia in grado di fare il secondo.
D’altronde, il confronto era costruito per questo scopo: Mentana, ad onta della sua apparente neutralità, è un grandissimo professionista delle televisioni, per cui, quando ha concepito un simile dibattito, sapeva bene che avrebbe creato un meccanismo televisivo, che avrebbe giovato molto di più alle tesi del Sì, che a quelle del NO.
Ma, si sa bene come va il mondo: anche i giornalisti, apparentemente più indipendenti, sono politicamente schierati e sono tanto più pericolosi, quando vogliono apparire, appunto, al di sopra delle parti.
Un solo difetto ha, però, palesato il duo Renzi-Mentana: la tracotanza del Presidente del Consiglio, che in molti momenti si è dimostrato irrispettoso dell’età e della nobiltà delle opinioni del suo interlocutore, che più volte il Premier ha, addirittura, ridicolizzato paragonandolo ai vecchi soloni e parrucconi della Corte Costituzionale, di cui il Prof. torinese è stato Presidente in passato. Un’ineleganza, che invero non può che ritorcersi contro i suoi stessi autori.
È così nervoso il Premier, da inveire contro una persona, che ha l’età di un suo potenziale genitore? È così poco professionale il giornalista, quando uno dei due interlocutori ha tentato di distruggere la credibilità e la serietà delle argomentazioni del proprio avversario, da non intervenire per far cessare l’ingiusta vis polemica del Premier?
Siamo sicuri che, di per sé, il dibattito televisivo non sposti molti consensi, visto che alla fine del suo ascolto ciascuno rimane sulle proprie posizioni, per cui i Sì ed i NO sono, sostanzialmente, invariati.
Ma, un fatto non possiamo non sottolinearlo: si può consentire alla politica, alla demagogia ed al populismo di distruggere la serietà delle ragioni del diritto e delle scienze sociali?
È ovvio che il confronto fra Renzi e Zagrebelsky è solo un momento, meramente, iniziale di una campagna elettorale, che si preannuncia lunga e ricca di colpi bassi, ma siamo sicuri che gli Italiani vogliono, ancora, un Premier che, esagerando nei toni e nello stile, offende un anziano ragionatore?
Forse, l’Italia, per ripartire per davvero, ha bisogno di più intellettuali, prestati al dibattito istituzionale, e di un numero sempre minore di politici, che, con il loro essere mestieranti, hanno sovente mortificato tutti gli Italiani, non solo quelli anziani e già docenti universitari?
Crediamo che, per davvero, un’Italia, che si dovesse costruire sulla mancanza del rispetto fra le generazioni, sarebbe perdente in partenza, a prescindere dal numero e dalla tipologia delle Camere, che dovessero costituire il prossimo Parlamento.
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