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sabato, 03 settembre 2016 22:20

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Rosario Pesce
Siamo in presenza dell’ennesimo errore di Renzi ovvero di una mossa furba?
Ormai, da mesi l’attenzione degli Italiani ruota intorno al referendum ed il nostro Presidente del Consiglio, dopo aver consumato molte delle sue energie per portare il Sì alla vittoria, resosi conto che l’impresa è davvero ardua, ha deciso di mutare profondamente atteggiamento, dichiarando a più riprese che, in caso di insuccesso, l’Italia poi non sprofonderebbe ed il corso del Governo non cambierebbe.
È evidente che, anche, la vicenda del sisma laziale e marchigiano stia dando una mano notevole al Premier per spostare l’interesse degli Italiani dalla questione referendaria, che inevitabilmente perde importanza rispetto ai morti ed alla tragedia consumatasi in quel 24 agosto, funesto per i paesi colpiti dal terremoto.
Ma, ineluttabilmente, alla ripresa autunnale il dibattito politico tornerà ad incentrarsi sul referendum ed, in vista degli ultimi due mesi di campagna referendaria, Renzi ha ridefinito la sua posizione e quella dell’intero suo partito.
Innanzitutto, il suo mantra è rassicurare gli Italiani: comunque finisca, lui sarà sempre a Palazzo Chigi. Ma, siamo sicuri che sia così?
Non crediamo, invero, che un Presidente del Consiglio, eventualmente sconfitto in modo fragoroso in una competizione così importante, possa ancora governare il Paese, dopo essere stato sfiduciato da milioni di Italiani.
Peraltro, il suo refrain intorno al ricorso anticipato alle urne viene meno in modo clamoroso.
Infatti, quando lui stesso ha preconizzato le elezioni anticipate, in caso di vittoria del NO, oltreché compiere un grave errore di valutazione politica, soprattutto si è dimostrato poco rispettoso delle competenze e delle prerogative del Capo dello Stato, dal momento che la Costituzione affida a questi e non al Premier il compito di determinare la data del voto.
Renzi, quindi, cosa sta facendo?
Sta indietreggiando sull’intera linea, per ridimensionare le sue responsabilità in caso di sconfitta?
Appare, invero, un atteggiamento debole, visto che la sua precedente sovraesposizione mediatica non lo salverebbe da una crisi di Governo.
Finanche la nomina di Vasco Errani, al ruolo di Commissario per la ricostruzione, appare invero una mossa un po’ peregrina, se il suo senso è quello di blandire la minoranza interna ed indurla a votare, così, per il Sì.
Non si può, dunque, dare torto a quanti dicono che la classe politica odierna sta mettendo in scena dei comportamenti all’insegna dell’improvvisazione, che appaiono vieppiù deleteri per il Paese in un momento di difficoltà, come questo, nel quale il Pil non cresce ed i dati economici più importanti raccontano di una nazione in difficoltà sia da un punto di vista economico, che finanziario.
Forse, Renzi riuscirà ad estrarre il coniglio dal cilindro ed a mutare un corso di eventi, che sembra ormai preordinato?
O, forse, una persona, molto furba e dotata di grandissima autostima, ha commesso un errore di valutazione, da cui oggi non sa come uscire?
Certo è che il prossimo autunno sarà il momento di una svolta decisiva per il Paese: forse, il renzismo sopravviverà molto meno di quanto non sia durato il berlusconismo?
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