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In difesa della scuola

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domenica, 07 agosto 2016 23:23

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Raffaello Sanzio - Scuola di Atene (particolare)
Rosario Pesce
Le affermazioni del giornalista Rondolino, in merito alle competenze dei docenti italiani ed, in particolare, di quelli meridionali, sono invero da rigettare e da rinviare al mittente.
Innanzitutto, sorprende la forza verbale con la quale l’opinionista, vicino alle posizioni del Presidente del Consiglio, ha attaccato una categoria professionale, che pure rende il suo prezioso contributo quotidiano per la crescita del Paese e che ha, al suo interno, un numero di mele marce, molto probabilmente, né inferiore né superiore a quelle che si possono incontrare, percentualmente, fra gli infermieri o i medici o gli avvocati.
Tutti hanno capito che, sulla scuola, si sta giocando una partita politica, che va ben oltre il significato strettamente scolastico della riforma contenuta nella legge n. 107/2015.
La Pubblica Amministrazione merita una riforma profonda, che la renda effettivamente moderna ed al passo con i tempi.
Invero, il Governo ha deciso di iniziare il processo riformatore dalla Scuola, perché ineluttabilmente è questo il settore dell’Amministrazione Statale che, più di altri, vive e subisce una serie di luoghi comuni, che lo rendono vulnerabile agli occhi della pubblica opinione ed appetibile per chi, da Palazzo Chigi, ne deve fare uno strumento facile di consenso sociale.
È giusto ed opportuno, in verità, introdurre in tale settore, come negli altri, la cultura del merito e delle competenze, anche se una riflessione più attenta andrebbe fatta in merito alla tempistica ed alle modalità della riforma, visto che non si può ipotizzare di rivoltare, come un calzino, un’organizzazione complessa che per un secolo e mezzo è rimasta, sostanzialmente, immodificata.
Peraltro, è l’Unione Europea che ci chiede di introdurre la meritocrazia nelle gerarchie e nell’articolazione dello Stato, visto che, altrove, simili concetti sono vivi da moltissimo tempo.
Ma, un cambiamento epocale non può essere fatto contro gli operatori di quel comparto, che dovrebbero esserne gli araldi; tanto più esso non può essere promosso realizzando la sistematica contumelia di chi dovrebbe essere reso partecipe di una simile innovazione radicale, alla cui base dovrebbero esistere studio ed abnegazione, da parte del legislatore, e non semplici ed improvvisati slogan da campagna elettorale, seppur sciorinati in un’eccellente lingua fiorentina.
Oggi, si getta fango sul lavoro dei professori; domani, le stesse menti pensanti potrebbero farlo con i dirigenti scolastici, che pure hanno un carico di responsabilità che non ha nessun altro livello della dirigenza pubblica: eppure, gli stipendi dei dirigenti sono ben al di sotto della media europea e di quella degli altri colleghi statali italiani.
Raffaello Sanzio - Scuola di Atene
Anche, questo dato è, forse, il frutto della delegittimazione continua, che è stata fatta in questi anni ai danni della Scuola pubblica?
Continuare a descrivere i docenti come degli scansafatiche o dei ciucci non serve, davvero, a nessuno: non saranno, forse, i salvatori della patria, ma neanche su di loro può ricadere la responsabilità di un fallimento, politico ed amministrativo, che ha percorso l’Italia nell’ultimo ventennio.
In cosa, ad esempio, le Regioni sono più efficienti della Scuola?
Eppure, la più importante riforma della Costituzione, finora realizzata, ha dato loro poteri eccezionali, che spesso si sono tradotti in un’ulteriore occasione di inutile e dannosa spesa pubblica.
Oppure, qual è il grado di autonomia intellettuale di molti giornalisti italiani, cioè la categoria professionale alla quale appartiene lo stesso Rondolino?
In taluni casi, è pari a zero; eppure, nonostante tutto, la televisione di Stato paga stipendi d’oro a molti dirigenti, che non hanno neanche una delle tantissime responsabilità, che hanno i dirigenti scolastici nelle loro vesti di datori di lavoro e di rappresentanti legali delle Scuole che dirigono.
Perciò, nasce spontaneo un invito all’intellighenzia - vicina alle posizioni del Premier - a cessare subito ogni ostilità e provocazione verso gli operatori scolastici, siano essi docenti o dirigenti.
Peraltro, non può certamente parlare chi manda i propri figli nelle migliori scuole o università private, dove ovviamente la qualità dei servizi offerti ha un costo, che solo un’élite italiana, oggi, è in grado di permettersi.
L’unica certezza è che, fra un mese, suonerà la prima campanella dell’anno scolastico 2016/17 e docenti e dirigenti saranno in trincea a svolgere il loro lavoro con la passione, lo zelo e le competenze che ciascuno di noi può vantare.
Dove sarà, quella mattina, il buon Rondolino?
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