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Un ritratto di Pannella

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venerdì, 20 maggio 2016 01:36

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Rosario Pesce
La morte di Pannella, per quanto fosse attesa da tempo, visto il suo stato di salute, è un evento di cui la comunità politica nazionale ed europea non può non parlare, dato lo spessore della personalità che è venuta a mancare.
Egli non solo è stato, per molti decenni, il leader indiscusso del Partito Radicale, quando essere radicali nel nostro Paese era, invero, cosa molto ardua, ma in particolare è stato il simbolo di lotte importantissime, che hanno impresso una svolta qualificante alla nostra civiltà ed alla cultura giuridica del tempo.
Infatti, è ben noto come la presenza del Vaticano abbia, sempre, costituito un elemento di difficoltà per la crescita del dibattito in materia di diritto civile: dall’aborto al divorzio, dall’eutanasia alle unioni civili, tutti questi sono stati, per lunghissimo tempo, un tabù imposto dalla cultura dominante, di cui erano espressione non solo i partiti moderati al Governo, ma finanche lo stesso PCI, che pure negli anni Settanta partecipò alle lotte promosse da Pannella.
Infatti, senza lo spirito dinamico dei Radicali, anche i Comunisti, per timore forse di rompere il clima di Solidarietà Nazionale con i Democristiani, non avrebbero mai, in modo così netto, preso posizione su tematiche, come il divorzio e l’aborto, che dividevano in due blocchi netti la pubblica opinione italiana.
Pannella, orbene, ha avuto questo coraggio: ha rotto, cioè, un patto, esplicitamente non firmato, che faceva sì che gli eredi di Gramsci fossero - anche se loro malgrado - allineati su posizioni analoghe a quelle dei democristiani in tema di etica pubblica, solo per timore o, peggio ancora, per mere ragioni di opportunità insite nella dialettica parlamentare.
Certo, finita la stagione dei diritti degli anni Settanta, Pannella poi ha ricercato la sponda politica, cui appoggiarsi, per andare al Governo ed il suo flirt con i Socialisti di Craxi gli ha offerto più dispiaceri che gioie, dal momento che, quando stava per approdare nell’Esecutivo, il partito del Garofano venne travolto da Tangentopoli ed egli si trovò senza il valido sostegno di un partito, che voleva essere laico e libertario, come era quello craxiano.
Poi, la stagione della successione: il passaggio da Pannella alla Bonino è stato molto problematico per i Radicali, frattanto passati alla forma del partito transnazionale, visto che la Bonino, più dello stesso Pannella, ha avuto sempre un profilo internazionale molto ridondante, a tal punto da essere individuata come interlocutrice da molti esponenti delle establishment americane.
Infine, il momento del tramonto, quello segnato da qualche incomprensione di troppo con i suoi ex-compagni di partito, che egli, forse, come Crono ha rischiato di fagocitare, visto che la classe dirigente, che ha creato, disseminata in tutto l’arco costituzionale italiano, ha assunto posizioni di vertice, che però mai sono sfociate in una leadership netta e distinta, come è successo con Rutelli, che, addirittura, nel momento di apogeo della sua carriera, ha finanche fatto palinodia di molti degli ideali e dei valori nei quali aveva creduto.
Certo, egli avrebbe meritato di essere nominato Senatore a vita, per il contributo culturale e politico, che ha offerto alla crescita italiana, ma il nostro Paese si ricorda di talune personalità, solamente, quando non ci sono più.
Invero, egli ha commesso molti errori, uno dei quali è stato quello di schierarsi, per anni, al fianco di Berlusconi, consentendo a questi di fare una miscellanea di pessimo gusto fra il liberalismo autentico di Pannella e quello di mera facciata dello stesso Cavaliere.
Ma, è giusto ricordare una personalità per le idee e non per gli errori di strategia, commessi in talune circostanze: infatti, come non si può rimpiangere un politico, come Pannella, che ha frequentato intellettuali del rango di Croce e di Pannunzio in un’epoca storica nella quale il livello medio del ceto dirigente è, evidentemente, molto al di sotto di un parametro di soddisfacente accettabilità?
Non possiamo non augurare a Pannella di conseguire, almeno post mortem, i riconoscimenti che avrebbe meritato in vita, sapendo bene che la gratitudine del giorno dopo è, pur sempre, una minestra riscaldata poco utile a chi è morto ed, ancor meno, a chi in vita crede di poter continuare le lotte di chi non c’è più.
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