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Test napoletano o nazionale?

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sabato, 05 marzo 2016 15:17

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Rosario Pesce
Domani si svolgeranno le primarie per decidere il candidato sindaco del PD per Napoli. È evidente che la scelta effettiva sia ristretta fra due nomi, quello della Valente e quello di Antonio Bassolino.
In tali casi, la pubblica opinione è spinta a scegliere per il cambiamento, tanto più quando il Comune, come nel caso napoletano, è reduce da cinque anni di incertezze sul piano istituzionale.
Cambiare, però, cosa significa in politica?
Affidarsi ad un personale più giovane ed intraprendente?
È ovvio che il requisito dell'età sia un fattore importante, ma dice molto poco della sostanza di una candidatura, visto che i pubblici amministratori vanno verificati al vaglio, poi, del governo dell'Ente, per il quale si misurano.
Peraltro, in tal caso fra Bassolino e la Valente esiste un fortissimo fil rouge, dal momento che i due hanno fatto parte della medesima stagione politica, quando l'uno era Presidente della Regione e l'altra aveva incarichi amministrativi durante il periodo della sindacatura della Jervolino.
Pertanto, nessuno dei due può definirsi di primo pelo, perché evidentemente, per giungere a candidarsi al ruolo di Sindaco di Napoli, pure bisogna avere un curriculum rilevante ed una pregressa esperienza amministrativa nell'Ente che si aspira a guidare.
Certo, Bassolino ha un nome qualificante ed un passato alle sue spalle che, per un verso, conferiscono forza ed autorevolezza alla sua candidatura, ma per altro possono rappresentare una criticità, visto che i Napoletani e gli Italiani, più in generale, sembrano animati da una volontà iconoclasta, per cui tendono a distruggere qualsiasi immaginetta del passato, quasi a voler rimarcare che, ciclicamente, la politica deve mettere da parte i protagonisti della storia recente ed iniziare daccapo, anche non conoscendo le qualità e le competenze di chi si propone, per la prima volta, su palcoscenici così importanti e di grandissima visibilità.
Certo è che, mentre a Napoli si vota, a Roma Renzi si gioca una partita essenziale: quella della rottamazione di tutte le vecchie personalità, che lo possono oscurare o che possono, in futuro, manifestare un'autonomia di giudizio rispetto ai suoi voleri.
In tal senso, una vittoria di Bassolino segnerebbe l'inizio della fine di Renzi, perché nessun Segretario Nazionale di un partito può immaginare di governare il suo stesso gruppo, sapendo che un pezzo rilevantissimo dell'Italia, il Sud intero, è nelle mani degli avversari, dalla Puglia di Emiliano alla Napoli di Bassolino, eventualmente questi divenisse Sindaco o, anche solo, sconfiggesse la Valente alle primarie.
È ovvio, dunque, che la partita non abbia solamente risvolti partenopei, ma si inserisce in un quadro assai più complesso e, soprattutto, molto più articolato, perché - a due anni ormai dall'insediamento del Governo renziano - siamo prossimi ad una verifica generale, che rilancerà o abbatterà, definitivamente, la stagione del renzismo nel nostro Paese, dopo alcuni passaggi, politicamente, molto opinabili del Governo in carica.
I Napoletani, quindi, voteranno per il Sindaco, ma di fatto consolideranno oppure daranno un colpo all'Esecutivo in caso di preferenza, rispettivamente, per la Valente o per Bassolino.
Certo è che, in attesa di conoscere gli esiti della partita elettorale di domani sera, noi non potremo che tifare per una svolta vera per un Sud, che è ormai sempre più ai margini dell'Italia e, con questa, dell'Europa che conta.
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