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Giotto (1267-1337), Cappella Scrovegni a Padova, Resurrezione (Noli me tangere)
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Rosario Pesce
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È difficile, in questi giorni di guerra, festeggiare la Santa Pasqua, visto che le immagini di morte e di atrocità varie entrano nelle nostre case grazie alla televisione ed ai social.
Ma, è doveroso sempre credere alla Pace, quale valore fondante delle comunità locali e di quella internazionale, sia per i credenti, che per i laici.
Veniamo fuori da due anni terribili: prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. Eventi, questi, che hanno modificato in modo irreversibile la nostra vita: il virus circola ancora, anche se fa meno paura che in passato, mentre il conflitto russo-ucraino pone degli interrogativi che, nei prossimi mesi, potranno essere sciolti.
Ci fa piacere ipotizzare che la Pasqua del 2022 possa rappresentare un momento di svolta, ma temiamo che, in particolare, i fatti bellici siano destinati ad allargarsi.
Ed, allora, non si può che trovare rifugio nella preghiera e nel sentimento della speranza, che sole possono essere il motore propulsivo di un’azione di autentico cambiamento.
Certo, non possiamo ipotizzare che l’umanità, che ha evitato di autodistruggersi con l’atomica ai tempi della Guerra Fredda, voglia invece andare incontro alla morte in un momento così triste, come quello attuale.
Gli uomini saranno capaci di deporre le armi e di far prevalere la ragione e la pietà?
Vogliamo crederci: l’anelito alla Pace sia l’elemento forte della vita dei cittadini e dei governanti nelle prossime settimane; solo così, si potrà onorare - per davvero - la rinascita di Cristo e dimostrare di aver appreso la lezione del suo altissimo Magistero, umano e divino.
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