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Rosario Pesce
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Il dipanarsi delle vicende ucraine evidenzia un’assenza molto grave: quella dell’Europa.
Infatti, il nostro continente non è (o quanto meno non appare) un soggetto politico forte al tavolo delle trattative, che non riescono a decollare perché non esiste al momento una potenza in grado di far ragionare la Russia e di farla desistere da impropri progetti di annessione, che ci riportano molto indietro.
È evidente che, al momento, manca un ordine mondiale, per cui – in sua assenza – non si riesce a sedare il conflitto bellico più grave che sia esploso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
L’ordine di Yalta, finito con la cessazione della Guerra Fredda, non è stato sostituito da un nuovo equilibrio ed, oggi, le potenze in grado di dividersi in mondo in sfere territoriali di rispettiva competenza sono tre e non più due, visto che agli Usa ed alla Russia si è aggiunta la Cina, che in termini economici è certamente la realtà odierna più dinamica.
L’Europa, nonostante i passi in avanti condotti negli ultimi venti anni, non esiste ancora come soggetto unico, visto che gli interessi nazionali prevalgono su quelli comunitari, per cui l’Unione non appare un interlocutore credibile né sul piano politico, né su quello militare, visto che soggiace ai diktat americani all’interno della Nato.
L’assenza politica dell’Europa, in particolare, è un fatto molto grave: al suo interno, infatti, molto stridente è la differenza di posizioni fra i Paesi dell’Est, una volta comunisti, che ricercano la protezione statunitense, ed i Paesi occidentali, che hanno interesse a smarcarsi dagli Stati Uniti, ma non ne hanno la forza per antiche diffidenze reciproche.
In un simile contesto, è chiaro che l’Europa appaia un vaso di coccio fra vasi di ferro e, soprattutto, fino a quando si riprodurrà una simile situazione, ineluttabilmente un nuovo equilibrio mondiale non potrà essere disegnato e realizzato, perché le potenze orientali – Russia e Cina – saranno tendenzialmente soverchianti rispetto all’unica potenza atlantica, gli Stati Uniti.
Ed, allora, il bisogno di una nuova e più forte Europa non può che crescere nei prossimi anni, se non si vuole apparire spettatori o mere comparse su un palcoscenico dove i veri attori sono ben altri.
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