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Rosario Pesce
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Non poche sono le aspettative, che possiamo nutrire per il nuovo anno.
Certo, la prima e più importante è quella inerente all’uscita dall’incubo Covid, visto che la conclusione dell’emergenza sanitaria sarebbe causa di altri effetti positivi.
Ma, è evidente che, ipotizzando comunque di continuare a fare i conti con il virus almeno nella prima parte del nuovo anno, non si può che volgere lo sguardo all’economia in particolare, i cui destini sono legati in modo indissolubile a quelli della pandemia.
Come ai tempi delle guerre, infatti l’economia del periodo di pace ha lasciato il posto all’economia bellica: in questo caso, analogamente, moltissime risorse e sforzi finanziari sono stati prodotti nel campo sanitario, dal momento che solo un rapido sviluppo della ricerca scientifica può determinare un salto di qualità nella creazione e nella successiva produzione dei farmaci e dei vaccini, che devono farci uscire dall’attuale fenomeno pandemico e prevenirne altri in futuro.
È evidente che i due anni di pandemia abbiano contribuito - non poco - ad ampliare le distanze fra ceti sociali, visto che alcuni hanno potuto godere di garanzie che non potevano essere assicurate ad altri.
Ed, allora, la scommessa fondamentale non solo riguarda la produzione delle ricchezze, ma soprattutto la giustizia e l’equità, che devono essere pilastri su cui costruire un futuro migliore per chi ha avuto la fortuna, comunque, di attraversare la crisi dell’ultimo biennio.
Saremo, quindi, in grado – quando sarà conclusa l’emergenza sanitaria – di costruire un consesso sociale che sia inclusivo e che non lasci indietro, effettivamente, nessuno?
Non pochi sono gli interrogativi senza risposta al momento, visto che ci troviamo di fronte ad un fatto del tutto nuovo rispetto alla nostra tradizione: neanche la pandemia della febbre spagnola del secolo scorso è paragonabile a quella attuale per ampiezza del fenomeno e per conseguenze, politiche ed economiche, sullo scacchiere planetario.
Ed, allora, l’augurio per il 2022 non può che partire da una comune assunzione di consapevolezza delle responsabilità che ciascuno di noi ha in un simile contesto: solo partendo dalla coscienza dei doveri, infatti, si può avviare il tentativo di edificazione di una società migliore di quella, anche, precedente allo stesso Covid.
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