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Rosario Pesce
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In tempi di pandemia, evidentemente, quello che non si deve fare è passeggiare, stando a contatto con altre persone, allo scopo di evitare assembramenti e contatti con individui potenzialmente positivi.
Per questo motivo, facendo una disamina dei mesi di lockdown, che abbiamo alle spalle, quello che manca è proprio la possibilità di stare all’aria aperta, di poter passeggiare per i moltissimi luoghi ameni, che la penisola offre, forse ancora più dello stesso contatto con altre persone.
E, così, ciascuno di noi è costretto a viaggiare con la fantasia per vicoli, piazze, salendo e scendendo da spazi museali, andando per mostre ed eventi.
Tutte cose, queste, che speriamo di poter tornare a fare - effettivamente - sin dai prossimi mesi, perché è ovvio che la loro assenza segna una forma di deprivazione sociale e culturale, che è grave a qualsiasi età.
D’altronde, il turismo è una delle principali aziende della nostra economia e, dunque, la limitazione che ha dovuto subire nel corso del 2020 è, invero, un elemento molto negativo per il PIL.
Ma, al di là dei valori economici, che sono venuti meno con gravi perdite per gli operatori del settore, è chiaro che le restrizioni hanno imposto un modello di vita che, soprattutto per noi cittadini meridionali, è poco consona al nostro stile ed alle abitudini, visto che per definizione i meridionali sono soggetti propensi alla socialità.
Ed, in tal senso, quindi urge che la vaccinazione sia resa possibile per una platea molto ampia: la socialità è preziosa per la crescita culturale di piccoli ed adulti, di ceti più o meno acculturati ed abbienti.
Frattanto, i viaggi li facciamo attraverso la realtà virtuale, che sta divenendo non solo un’opportunità, ma soprattutto una necessità per andare oltre i limiti delle nostre abitazioni.
Certo, ne trarrà vantaggio la fantasia, ma è ovvio che non si può ipotizzare che, per troppo tempo, il virtuale prenda il posto dell’effettivo e del concreto.
Ed, allora, un calcio al virus, sperando a breve di poter tornare a fare ciò che è strettamente connaturato all’uomo: vivere in modo dinamico in mezzo ai suoi simili, esaltando la dimensione sociale che è tipica della nostra psicologia.
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