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Rosario Pesce
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È evidente che, nella società odierna, anche per effetto della pandemia, i confitti tendono a crescere, per cui uno dei rischi più gravi è costituito dalla dissociazione del consesso sociale, che non deve mai avvenire, viste le conseguenze tragiche che ne deriverebbero.
Ci troviamo a vivere un momento storico, che presenta tratti di unicità.
Un dato su tutti è inquietante: il numero dei morti nel 2020 ci riporta agli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando il nemico aveva un’identità ben precisa, mentre oggi ci troviamo a combattere contro una presenza oscura ed infida, qual è quella - appunto - di un virus che, penetrato nell’organismo umano, può determinarne la morte.
Non conosciamo l’orizzonte temporale della crisi sanitaria, visto che la somministrazione del vaccino comporterà tempi lunghi e visto che gli stessi scienziati non sono in grado di rispondere ad alcuni quesiti essenziali, quale quello - ad esempio - intorno alla durata dell’immunizzazione dei malati che sono guariti.
In un contesto simile, sarebbe auspicabile che la società – non solo italiana, ma europea e mondiale – marciasse unita e compatta verso la medesima direzione.
Peraltro, solo fra un ventennio potremo comprendere bene la portata degli eventi di questi ultimi mesi, dato che sia l’economia, sia le istituzioni politiche non potranno essere uguali ai modelli odierni.
Ineluttabilmente, i cambiamenti indotti dalla pandemia saranno in grado di stravolgere la vita di noi tutti, anche nei comportamenti quotidiani.
Il livello di socialità potrà essere mai lo stesso?
Le persone, che hanno vissuto mesi interi chiusi in casa, potranno tornare a vivere in mezzo agli altri con la medesima serenità dei tempi precedenti al Covid?
Quanto il virus potrà incidere sull’equilibrio psicologico di molti di noi, bambini ed adulti?
E quanto l’innovazione tecnologica potrà dare un’accelerazione al mutamento dei ritmi e delle modalità di lavoro, visto che, nel corso di quest’anno, abbiamo imparato che si può lavorare a distanza, finanche con una produttività maggiore di quella in presenza.
Ed, allora, per gestire i cambiamenti epocali sarà necessario che chi li dovrà governare nei prossimi anni, lo faccia con grandissimo spirito di moderazione, visto che - in primis - è necessario prevenire qualsiasi conflitto ulteriore, che potrebbe solo segnare la morte dell’odierno consesso sociale.
Sarà, dunque, in grado l’uomo di costruire una società post-Covid migliore di quella pre-Covid?
Solo vivendo, potremo trovare risposta ai nostri dubbi, la cui soluzione segnerà la vita delle prossime generazioni.
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