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Rosario Pesce
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L’impressione è che il tunnel del Covid sia ancora lungo e periglioso, non solo per noi Italiani, ma per l’intera umanità, che da diversi mesi si trova a fronteggiare un nemico insidioso ed invisibile.
Certo, la scienza ha fatto la sua parte: oggi si muore, in termini percentuali, meno che nei mesi iniziali di marzo ed aprile, ma il flagello della morte riguarda ancora fin troppe persone, peraltro non sempre anziane e portatrici di malattie croniche.
Ovviamente, il vaccino, che sarà messo sul mercato il prossimo mese di gennaio, potrà contribuire a prevenire il contagio o a rendere asintomatici coloro che entreranno in contatto con il virus, ma è evidente che, per arrivare alla famosa immunità di gregge, ce ne vuole ancora ed, in particolare, non sappiamo quale possa essere il costo in termini di morti da affrontare.
I più avveduti dicono che, non prima del prossimo autunno, sarà possibile dire di aver sconfitto il Covid, ma – oltre al dato dei morti – conterà anche quello dei costi sociali ed economici, che il virus ha prodotto finora e continuerà a produrre ai danni di una comunità mondiale che è, obiettivamente, intimorita e versa in difficoltà di non poco conto.
La politica ha agito; forse, in alcuni momenti si poteva essere più drastici e tempestivi nel fissare le norme di distanziamento sociale, così come si poteva evitare la distrazione estiva, quando tutti noi abbiamo creduto di esserne usciti ed, in quel momento, era invece necessario un atteggiamento più prudente e saggio.
Ma, poco si può imputare ai livelli istituzionali, che si sono trovati - loro malgrado - a fronteggiare un nemico, che neanche la scienza ha definito in modo inequivoco e preciso, a tutt’oggi.
Ed, allora, cosa fare?
Affidarsi alla dimensione trascendente, sperando di non essere toccati dal Covid?
Continuare a vivere, come se i morti non ci fossero?
Abbandonarsi ad un atteggiamento di timore, che inibisce finanche la più semplice attività di socializzazione, fra quelle ancora possibili per legge?
Il Covid ci sta mettendo duramente alla prova, soprattutto in termini psicologici, e questo sarà il lavoro più difficile: ricostruire l’integrità dell’individuo, che oggi sembra un atomo fuori dal contesto naturale entro il quale dovrebbe vivere.
Forse, sconfitta la morte, dovremo sconfiggere la follia?
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