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Rosario Pesce
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Ora che, finalmente, i soldi dell’Europa sono stati concessi all’Italia, è necessario che il Governo realizzi un progetto serio di crescita e di sviluppo del Paese, perché evidentemente questa non può essere un’occasione persa.
Sarà difficile, nel corso dei prossimi mesi, mettersi intorno ad un tavolo ed ipotizzare uno schema condiviso da tutti in merito alle possibilità di spesa del danaro che l’Europa ci ha dato.
Peraltro, sono molto stringenti alcune condizioni, visto che non si tratta di denaro dato a fondo perduto all’Italia, se non in parte, per cui bisognerà ipotizzare un piano di rientro, che possa mettere il nostro Paese nelle migliori condizioni sia per affrontare la restituzione del prestito, sia per rientrare quanto prima dall’esposizione debitoria, che è venuta formandosi in questi mesi.
Ed, allora, è necessario che la politica materializzi un’idea possibile di Italia per i prossimi anni.
Finora, molti sono stati gli interventi sul piano della mera assistenza: dapprima il Rei, poi il reddito di cittadinanza e, quindi, i vari bonus che abbiamo scoperto nel corso delle ultime settimane.
Ma, siamo convinti che questa sia la migliore strada per uscire dalla crisi?
È evidente che l’assistenza dei ceti più deboli deve essere un punto di forza di un Governo che non voglia lasciare indietro nessuno, ma è altrettanto vero che bisogna creare la ricchezza per poterla poi distribuire, anche, fra quanti non la possegono.
Ed, allora, proviamo ad immaginare un piano serio di creazione e di manutenzione di infrastrutture.
Il Paese ha bisogno di strade che non si allaghino, di ponti che non cadano, di scuole più ampie che possano accogliere i bambini in condizioni di sicurezza, di edilizia popolare per chi ha necessità di un tetto, di lavoro per chi non vuole restare a casa da inoccupato o disoccupato.
Queste sono le esigenze reali di una nazione, che oggi è allo stremo.
Peraltro, siamo certi che gli interventi di mero assistenzialismo possano mettere in moto la macchina dello sviluppo, che da noi è ferma da tempo, già prima del Covid?
Forse, è venuto il momento di fare un salto di qualità negli interventi economici, ragionando soprattutto sulla prospettiva a medio e lungo termine e non solo su quella che, nell’immediato, può restituire qualche vantaggio elettorale.
È, questa, la scommessa dei prossimi mesi: l’Europa ci assiste, ma noi dobbiamo dimostrare di essere all’altezza.
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