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Se l’Europa implode…

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sabato, 04 aprile 2020 22:27

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Rosario Pesce
È evidente che la crisi sanitaria pone dei problemi non secondari, nell’immediato futuro, per la sopravvivenza dell’Unione, che al momento esce molto indebolita da una vicenda, il cui epilogo è sconosciuto ai più.
Gli aiuti odierni sono insufficienti, per cui aver consentito lo sforamento del Patto di Stabilità - di per sé - non è sufficiente a far rialzare i Paesi più deboli, se non interviene un altro provvedimento ben più importante: l’emissione di titoli di Stato da parte dell’Unione, che deve fare proprio il debito dei singoli Paesi, evitando quello che invece è successo finora, con Stati – come la Grecia – che sono stati oggetto di conquista finanziaria da parte della Germania.
È ovvio che non sarà facile convincere Tedeschi e Francesi che la crisi non è solo italiana o spagnola e che assumere un orientamento diverso serve non solo a dare un futuro politico all’Europa, ma in particolare è necessario nell’immediato a dare ossigeno a molti strati popolari che vivono momenti di fortissima difficoltà.
Appare evidente a tutti che la Cina e la Russia, anche per effetto dei massicci interventi di aiuto delle ultime settimane, oltreché in virtù dei precedenti accordi commerciali, condivisi e stipulati con molti Stati europei, stanno di fatto attuando una politica di espansione dei loro interessi commerciali, geopolitici e finanziari su una parte rilevantissima del vecchio continente, complici l’egoismo della Germania e l’assenza degli Stati Uniti d’America, che con Trump hanno perso la centralità negli equilibri internazionali, essendosi a loro volta chiusi in un atteggiamento sovranista, tipico più di una potenza in forte decrescita che di uno Stato florido ed in espansione.
Pertanto, a fronte della crisi dell’Occidente, europeo ed atlantico, si verifica una iniziativa rilevante da parte delle potenze orientali, che hanno intuito quanto spazio possano avere nei prossimi anni per ampliare la propria sfera di influenza.
Ma, potremo andare a Pechino o a Mosca a chiedere un nuovo Piano Marshall, come facemmo con gli Americani dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale?
Potremmo essere satelliti di due Stati, da cui siamo divisi per cultura e tradizioni? Può il mercato creare una condizione internazionale nuova, per cui Roma si associa alle capitali dell’Oriente piuttosto che agli storici alleati occidentali?
È evidente che la Merkel e Macron devono comprendere come gli egoismi intra-europei non possono che far male all’intera Unione e decretarne, a breve, la morte.
Saranno in grado di invertire la rotta, finora assunta, creando le condizioni di una Unione rinnovellata, che possa ragionare ed agire come una potenza mondiale e non come la mera somma aritmetica di interessi individualistici, destinati - nel breve - a spegnersi miseramente?
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