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Rosario Pesce
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Cinque anni fa, morì Pino Daniele, il punto di riferimento certamente più importante della musica napoletana ed italiana, che aveva fatto i conti con i generi musicali provenienti dagli Stati Uniti d’America, oltreché dal Sud del mondo.
Nel corso del tempo trascorso da quell’evento funesto, molti eventi si sono consumati in sua memoria, ma forse mai il ricordo di Pino Daniele è stato commemorato in modo compiuto.
Daniele, nonostante la sua immensa popolarità, era una personalità complessa, visto che aveva deciso di allontanarsi da Napoli e da quei vicoli del centro storico partenopeo, dove aveva cominciato a suonare insieme a quelli che sono stati, poi, per una vita i suoi migliori amici sia sul piano personale, che su quello professionale, da Senese a Rino Zurzolo, da Tullio De Piscopo a Tony Esposito.
Pino Daniele ebbe il grande merito di far uscire la musica napoletana dall’infelice riduzione, che si rischiava di farne per effetto dei tanti, molti cantanti che, in forme diverse, si rifacevano alla grande tradizione della melodia partenopea, a volte svilendola o, comunque, facendole perdere prestigio.
È stato un innovatore, tanto per la sua capacità di mettere insieme linguaggi musicali diversi, tanto per la sua naturale propensione all’uso del mezzo televisivo e cinematografico, visto che molti dei suoi principali successi musicali hanno raggiunto il grande pubblico perché sono divenuti colonne sonore dei film di Troisi, arrivando così ad una platea finanche più vasta di quella che ascolta la musica per il piacere della mera fruizione della stessa.
A modo suo, Daniele è stato, anche, un punto di riferimento culturale per molte generazioni che sono cresciute con le sue canzoni, nel senso che, pur non orientando in senso politico la fidelizzazione che ha saputo creare con i suoi fans, è stato per decenni una voce che ha lanciato messaggi importanti alla società italiana: ad esempio, ben nota fu la sua polemica con la Lega di Bossi, accusata non solo di voler dividere l’Italia, ma anche di negare il primato civile che, per molti secoli, il Mezzogiorno d’Italia ha vantato in maniera autentica su tutta la penisola.
Daniele, ora, manca al mondo della canzone, come a quello dell’intellighenzia italiana: forse, è stato l’ultima grande personalità che ha saputo congiungere impegno civile e vocazione artistica, evitando che una delle due componenti prendesse il sopravvento, ai danni dell’altra, in modo esclusivo.
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